Ondata di calore, tre parole che messe insieme creano una delle più “spaventose” locuzioni del periodo estivo. La penisola italiana, infatti, si ritrova a fronteggiare temperature altissime, caldo afoso e praticamente zero vento. Emergenza caldo che si unisce alle emergenze incendi e siccità.
Ondata di calore, cos’è?
Prima di parlare nello specifico del grande caldo che sta colpendo l’Italia è giusto fare un po’ di ripasso. Cos’è un’ondata di caldo? In meteorologia, con questo termine, intendiamo un periodo di tempo durante il quale la temperatura è insolitamente elevata rispetto alle temperature medie registrate in una data regione. Quindi, proprio questo sta accadendo in Italia: un prolungato periodo di tempo nel quale le temperature sono ben al di sopra della media stagionale.
Il caldo che avvolge l’Italia
Il nostro territorio nazionale, per colpa dell’anticiclone rovente, sarà all’interno della morsa del caldo torrido. Nella giornata del 29 giugno. Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Puglia, Campania e parte della Sicilia (Catania e Messina) da arancioni passeranno a rosse ovvero il grado di allerta più alto che la Protezione Civile segnala per il caldo. La Sardegna, il Lazio, la Toscana e la Calabria da arancioni sono già diventate rosse da oggi e lo rimarranno anche domani. Massima allerta per Perugia e Palermo che sono le due città che più di tutte saranno colpite dal grande caldo.
Zone “fresche”
Solo al Nord Italia si potrù trovare un clima più “fresco”. La Liguria si “classifica” come regione meno calda, e fino a domani rimarrà sempre nella “zona gialla” ovvero la zona più a basso rischio. La maggior parte di Trentino Alto Adige, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia passano nei prossimi due giorni a gialle, grazie ai temporali in arrivo in quelle zone.
Caldo, incendi e siccità
Tre emergenze che stanno mettendo l’Italia in grande difficoltà. La Protezione Civile, riunione dopo riunione, sta tentando di trovare soluzioni che al momento mancano. Per l’emergenza siccità moltissimi comuni al Nord sono stati costretti a ricorre al “razionamento” per evitare di prosciugare i bacini d’acqua non colpiti da questa emergenza (davvero pochi).