Tutt’altro che un evento sporadico dovuto a cataclismi cosmici, come la collisione tra buchi neri. Le onde gravitazionali sono piuttosto frequenti nell’Universo, anche se abbiamo appena iniziato ad ascoltarle. Anche le stelle di neutroni possono, infatti, generarle. E in modo continuo. Lo afferma uno studio condotto da ricercatori del Tata Institute of Fundamental Research (TIFR) di Mumbai, e del MIT di Boston, in corso di pubblicazione su The Astrophysical Journal.
La scoperta del secolo, come è stata definita dai media di tutto il mondo, cioè la prima rivelazione diretta, a 100 anni dalla predizione teorica di Albert Einstein, delle onde che scuotono e increspano il tessuto elastico dello spazio-tempo, è legata alla danza vorticosa tra due buchi neri, che spiraleggiano fino a diventare una cosa sola.
È questo fenomeno, ascoltato dal network di interferometri delle Collaborazioni LIGO e VIRGO – orecchie sensibili a ogni minimo sussurro generato dalle onde – ad avere generato le onde gravitazionali ascoltate per la prima volta il 14 settembre 2015. E, nuovamente, il 26 dicembre dello stesso anno. Scoperta che si è di recente guadagnata il riconoscimento di Breakthrough of the Year, cioè di notizia dell’anno, da parte della rivista Physics World.
Ma, in base al nuovo studio, anche le stelle di neutroni sono una preziosa fonte di onde gravitazionali. La prova è la velocità di rotazione delle stelle attorno al proprio asse, lo spin, osservata finora dagli astronomi, più bassa rispetto alle previsioni teoriche. L’assorbimento da parte delle stelle di neutroni di materia proveniente da una stella compagna, un fenomeno che spesso caratterizza queste stelle, dovrebbe, infatti, aumentarne lo spin. Ma in nessuna delle osservazioni compiute finora è stato osservato questo incremento. Questo rallentamento dello spin è imputabile, secondo gli autori, proprio all’emissione continua di onde gravitazionali.
Le stelle di neutroni sono tra gli oggetti più densi conosciuti nell’Universo. Un cucchiaino di materia di queste stelle è, infatti, più pesante di un’intera montagna terrestre. È a queste stelle compatte che guardano adesso gli scienziati, all’alba della nuova frontiera dell’astronomia gravitazionale, spalancata dalla scoperta del secolo. Da quando la prima rivelazione diretta di un’onda gravitazionale è stata annunciata al mondo, l’11 febbraio 2016, gli studiosi hanno, infatti, a disposizione un messaggero nuovo di zecca per sondare i segreti dell’Universo. E le stelle di neutroni saranno d’ora in poi un’ottima fonte cui indirizzare le loro attenzioni, e i futuri studi.