(Adnkronos) – “Ogni sera spero di non svegliarmi più”. Con questa frase, detta con voce tremante rotta dalla commozione, Alessandro Impagnatiello ha chiuso le sue dichiarazioni spontanee nel processo che lo vede alla sbarra per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, uccisa mentre era al settimo mese di gravidanza con 37 coltellate. Alessandro Impagnatiello piange e, con voce tremante, chiede scusa più volte alla famiglia della vittima parlando di un atto disumano. In poco più di 4 minuti, mentre Chiara – la sorella della vittima esce dall’aula seguita dal padre – il 31enne ricorda che dal giorno del delitto “anch’io sono andato, anch’io non vivo più”. “Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio”, ha detto ancora.
Aggiungendo: “Non ci sono parole corrette da dire, quanto fatto resterà una cosa per sempre inspiegabile”. L’omicidio di Giulia e Thiago è stata di “una disumanità che mi ha sconvolto”. “Mi scuso, non posso chiedere perdono, ma mi scuso con tutte le persone”, ha detto ancora il 31enne il quale ha ringraziato “per avermi concesso la parola”.
“Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. Non posso chiedere perdono, chiedo solo che possano essere ascoltate queste scuse. E questa è l’occasione che ho per farlo. L’unica cosa che faccio la sera è sperare di non svegliarmi più al mattino. Finché sarò qui in eterno dovrò scuse a tutte queste persone”, ha affermato tenendo sempre gli occhi bassi davanti ai genitori e ai fratelli di Giulia.
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