La galleria VS Arte di Milano presenta dal 9 giugno all’8 luglio la collettiva “Roma: oltre la Pop Art e il Gruppo Uno. Opere di Biggi, Festa, Giosetta Fioroni, Mambor, Rotella, Schifano” che, attraverso una ventina di opere significative, illustra l’importante momento artistico che ha avuto le proprie origini negli anni Sessanta.
La mostra ricapitola gli esiti più recenti di alcuni protagonisti della Pop Art romana – Tano Festa, Giosetta Fioroni, Renato Mambor, Mimmo Rotella, Mario Schifano – e del fondatore del Gruppo UnoGastone Biggi.
Negli anni Sessanta Piazza del Popolo, a Roma, è il luogo di incontro e di discussione della maggior parte degli esponenti della Pop Art italiana. Ispirata ai cosiddetti mezzi di comunicazione di massa come i cartelloni pubblicitari, il cinema e la televisione, la “Scuola di Piazza del Popolo” ha, a differenza di quella americana, anche una dimensione colta, che affonda le radici nella metafisica di de Chirico e nel surrealismo. Lo si osserva nelle opere esposte Nostalgia d’Africa (2008) e Memorie di un benzinaio(2010) di Renato Mambor, nel Cavallo degli anni ’70 di Mario Schifano, nelle carte della serie Gli Argenti (anni ’60) di Giosetta Fioroni, nello smalto su tela di Tano Festa e nella Marilyn di Mimmo Rotella.
A far da controcanto ai maestri della Pop Art italiana, c’è Gastone Biggi (Roma 1925 – Langhirano 2014), il protagonista negli anni Sessanta dell’astrattismo del Gruppo Uno con Giuseppe Uncini, Nicola Carrino, Achille Pace e altri, il cui procedere in gruppo rappresenta una via d’uscita rispetto all’individualismo esasperato del decennio precedente.
“Vogliamo operare nella coscienza e nella lucidità del nostro essere che, essendo una parte del mondo veramente ‘a immagine e somiglianza’ dei sistemi che reggono l’universo, oggettiva una realtà che è dentro, profondamente interna alle regole del mondo“, si legge nella dichiarazione di poetica del gruppo, sottoscritta da Biggi, Carrino, Frascà, Pace e Uncini nel 1963. Il Gruppo Uno recupera la concezione di un segno preciso contrapposto all’informale; di una sequenza contrapposta all’unicità del gesto; di un appello alla razionalità contrapposto all’irrazionalità dell’istinto. Questi caratteri emergono evidenti nelle opere di Gastone Biggi, fra cui Primavera oscura (1995), Raccordo di sera (1998) eLiberes (2010).