Inserire anche gli oli lubrificanti rigenerati fra i prodotti che, secondo il Piano d’Azione Nazionale per gli Acquisti Verdi, la Pubblica Amministrazione dovrebbe preferire per il loro minore impatto ambientale: è questa l’esigenza emersa nel corso del convegno “Materie prime seconde e acquisti verdi: vincoli normativi e opportunità imprenditoriali” organizzato a Roma nell’ambito del Forum Rifiuti.
La diffusione degli acquisti verdi in Italia copre circa il 9,3% dell’ammontare in valore degli appalti pubblici, pari a circa 11,5 miliardi di euro l’anno.
Gli oli lubrificanti rigenerati, che si ottengono dall’olio usato attraverso un processo di riraffinazione, rappresentano una preziosa risorsa per l’economia circolare che comporta grandi vantaggi dal punto di vista ambientale, economico, qualitativo e della competitività.
Seguendo le indicazioni fornite dalla gerarchia dei rifiuti dettata dall’Unione Europea, l’Italia avvia alla rigenerazione il 90% dell’olio usato raccolto; negli ultimi 32 anni, la rigenerazione degli oli usati ha consentito all’Italia di evitare l’importazione di quasi 34 milioni di barili di petrolio per la produzione di basi lubrificanti nuove, con un risparmio economico per il Paese quantificato in 1.350 milioni di euro.
In termini di impatto ambientale, per ogni tonnellata di olio rigenerato si registra un risparmio netto del 40% di CO2 rispetto alle emissioni provenienti dal ciclo produttivo degli oli di prima raffinazione; e anche dal punto di vista tecnologico, le basi lubrificanti rigenerate hanno ormai da tempo raggiunto livelli qualitativi comparabili a quelli delle basi di prima raffinazione.