Ci sono sempre state riviste letterarie che nascono e muoiono, come ogni cosa della vita, d’altronde. Forse oggigiorno il numero si presenta più altalenante, più corposo di ieri e dell’altro ieri. Ma tant’è. La società odierna, opulenta e mercantigginosa, non fa sconti a nessuno, neanche alla cultura; la maggior parte delle riviste in circolazione sono autogestite ed autoprodotte, con tutte le problematiche che ne conseguono: per forza di cose, il fallimento è un destino inalienabile. Senza fondi sicuri nessuna attività resiste là dove dio è rappresentato dal denaro.
Alcune eccezioni ‒ e sono le riviste tra le più longeve in attività ‒ si riscontrano, per es., nel «Verri», fondata da Luciano Anceschi nel lontano 1958 (da poco uscita con n. 68 dedicato al “montaggio”), diretta da Milli Graffi e Giovanni Anceschi: oltre ad essere sostenuta da un editore (Mongramma) può vantare un comitato scientifico ed una redazione con intellettuali tra i più noti in Italia che attirano contributi statali ed istituzionali; il resto dell’‟ossigenazione” proviene da un buon numero di abbonati. Altra rivista longeva (data di fondazione 1976), diretta da Flavio Ermini che la fondò con compianto Silvano Martini, è «Anterem» che può vantare a sua volta sulla sponsorizzazione della Banca di Verona e su un cospicuo numero di abbonati.
Chi non ha un editore alle spalle o contributi statali, è destinata, inevitabilmente, a cedere il passo sotto la pressione di mancanza di fondi. Una di queste è «Offerta Speciale», ricettario di poesia internazionale diretto da Carla Bertola e Alberto Vitacchio fin dal 1978. E dopo 40 anni di ininterrotta attività costante e periodica (semestrale), col n. 62 (novembre 2018) il duo Bertola-Vitacchio ha deciso di mettere la parola fine alla loro creatura. Quest’ultimo numero è stato un commiato di alto valore che, oltre ad ospitare poeti e artisti di ogni parte del mondo (Kostelanetz, Vassilakis, Bennett, Dalingand, Diotallevi, Fedi, Gini, Boschi, etc.), si è potuta fregiare anche della presenza di Lamberto Pignotti, il padre della poesia visiva in Italia e co-fondatore del “Gruppo 70”.
Rivolgiamo qualche domanda a Carla Bertola.
Ci può illustrare brevemente la storia di «Offerta Speciale»?
La storia è lunga. In quarant’anni sono successe molte cose, portate avanti con cocciutaggine da me e Vitacchio, senza nessuna sovvenzione, o contributo pubblicitario. Abbiamo investito in questa avventura con entusiasmo, sostenuta dalle adesioni di tanti scrittori e artisti visuali provenienti da tanti paesi e anche dall’Italia. Fedeli al titolo Offerta Speciale, la rivista era un’offerta a tutti gli scrittori di pubblicare senza costi, e agli acquirenti, l’acquisto a un prezzo minimo.
Negli anni ’70 erano molte le riviste in Italia e all’estero con cui si poteva avere scambi di opinione. Quasi tutte sono naufragate silenziosamente. Noi abbiamo continuato imperterriti fino ad ora, e ora ci congediamo allegramente.
Qualche soddisfazione che ricorda maggiormente in questi 40 anni di attività di «O. S.»?
Soddisfazioni ne abbiamo avute molte. Anzitutto la fiducia di autori sconosciuti e di nomi famosi che ci affidavano i loro lavori senza scambio di denaro. La rivista si è sparsa in tanti paesi anche in luoghi impensabili, cito ad esempio un carcere in Georgia, una bibblioteca nel Wisconsin, in Australia, Nuova Zelanda, Pakistan, copie arrivate per vie tortuose a noi sconosciute. Anche qualche collezionista e Museo ci ha seguiti, ma devo dire che non siamo mai stati molto abili come procacciatori di risorse e di clienti.
Perché questa decisione di cessarne l’attività?
A un certo punto bisogna saper dire basta senza aspettare di dover smettere per cause estranee. Un certo peso è dovuto a un progressivo diminuire degli abbonamenti, e non si tratta solo di risorse economiche. Noi stampiamo 400 copie di ogni numero, 200 con interventi manuali di poesia visuale. Nel 2017 abbiamo avuto 25 abbonati, nel 2018 sono stati 20, molti meno che in passato. Allora per chi lavoriamo? Non possiamo nemmeno garantire un’adeguata diffusione dei lavori inviatici. Qualche anno fa era diverso, ma può anche darsi che giungeranno tempi migliori.
In 40 anni chissà quanti autori sono passati per «O. S.»! Ci può elencare qualche autore che non credeva mai un giorno potesse collaborare con la sua rivista. Come è avvenuto il “miracolo”?
I miracoli non si spiegano ma può accadere che Charles Bukowski ci scriva e ci mandi dei testi, quando non era ancora famoso. Noi siamo anche artisti e performers quindi abbiamo avuto contatti diretti con Henri Chopin e Bernard Heidsieck e molti altri francesi, con il cubano Guttierez, con Padin, Kostelanetz, senza dimenticare i grandi italiani, Lora-Totino, Caruso, Miccini, Pignotti, Binga che sono stati sempre generosi con noi. Tutti sono stati importanti, anche un certo Giorgio Moio, conosciuto ragazzo che ora ci intervista.
Oltre alla rivista, avete organizzato anche eventi collaterali, come la “Busta Sorpresa” o le 200 opere originali a corredo di ogni numero. Può parlarci di queste attività?
Busta Sorpresa, continuerà per qualche anno spero. È un contenitore di 10 opere visuali manuali eseguite da 10 artisti in 60 copie firmate e numerate. Ne sono uscite 37 dal 1984. Anche qui abbondano nomi prestigiosi e soprattutto bellissimi lavori. (Saranno ancora disponibili in abbonamento.)
Ogni numero della rivista conteneva interventi di 5 oppure 10 artisti inseriti in 200 copie, con uscita semestrale.
Le nostre attività sono state molteplici. La collana Visual Poetry, monografie visuali in 35 esemplari conta attualmente oltre 40 numeri. Cassette, e più tardi CD di poesia sonora.
Possediamo una collezione di Libri d’Artista che esponiamo in varie occasioni. Abbiamo organizzato incontri di performer e poeti sonori, mostre individuali e collettive e qualche altra cosa che ora non ricordo.
Un giorno un ragazzo mi disse: «Prof. (mi chiamava professore) sto imparando a nuotare e restare a galla, ma la zavorra della vita mi trascina verso il fondo. È questo il mio destino? Vivere sul fondo della vita?». È questa la società che meritiamo o si può deviare “il delirio”? Qual è il suo rapporto con la società?
Contro la zavorra la zattera per restare a galla, non voglio essere né pessimista né mielosamente ottimista. Abbiamo avuto parecchie disillusioni relative alla rivista, da ultimo, l’ArteFiera di Bologna, dopo oltre 30 anni di collaborazione, quest’anno ci ha chiuso le porte (i porti). Le battaglie non sono mai state facili, bisogna sapersi difendere dal freddo inverno e dalla calda estate, come scriveva tanti anni fa una certa Bertola.
Ora cosa pensa di fare per il futuro?
Saranno offerte speciali e imprevedibili sorprese, non vi dimenticheremo, ricordatevi di noi!
Auguriamoci tempi migliori.