Non è stata decisamente un’operazione fluida quella che in questo ultimo scorcio di luglio ha portato il gruppo Intesa Sanpaolo al controllo di Ubi Banca. Un percorso che ha visto l’inevitabile coinvolgimento della Consob nella creazione di un gruppo bancario forte e degno di competere con i suoi omologhi europei. Un progetto iniziato lo scorso inverno con l’offerta pubblica lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi.
Le tappe della scalata
La scalata di Intesa Sanpaolo era iniziata lo scorso 17 febbraio con la presentazione ufficiale dell’offerta pubblica. Offerta che aveva incontrato le resistenze degli investitori Ubi Banca. La mossa seguente era stata, allora, quella, da parte del gruppo Intesa, di proporre l’emissione di 17 nuove azioni Intesa ogni 10 azioni di Ubi e per ogni adesione queste ultime sarebbero state maggiorate ognuna di 57 centesimi. Una volta vinte le remore degli investitori Ubi, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato il 16 luglio aveva autorizzato l’acquisizione a condizione che Intesa cedesse 550 filiali a Bper. L’operazione portata avanti dai vertici Intesa ha impattato, negli ultimi giorni, sul titolo Ubi in borsa causandone una certa decrescita.
L’offerta Intesa Sanpaolo a Ubi: in cosa consiste
Cos’è un’Opas? L’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio è l’unione di OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) e OPS (Offerta Pubblica di Scambio). In pratica è un’offerta, presentata da una banca, di acquisto di prodotti finanziari di un altro istituto di credito in denaro e attraverso lo scambio con propri prodotti finanziari. Prima di lanciare una qualsiasi offerta l’istituto di credito ha l’obbligo di comunicarlo alla Consob (Commissione Nazionale per le società e la Borsa) che deve dare il via libera all’operazione. La banca che riceve l’offerta deve, a sua volta, rendere pubbliche, attraverso un comunicato, le sue valutazioni. L’Offerta Pubblica può essere obbligatoria o, come in questo caso, volontaria, in ogni caso, è irrevocabile e soggetta all’adesione da parte dei destinatari.
Cosa accadrà ora
“Rafforzare il sistema finanziario italiano” e “ricoprire il ruolo di leader nello scenario bancario europeo” è questa l’idea, espressa dal CEO di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, che sottende a questa delicata operazione portata avanti per creare un gruppo di tali dimensioni. Con l’acquisizione di Ubi Banca, infatti, Intesa diventerà il settimo gruppo bancario più grande della zona euro con 21 miliardi di euro di ricavi, subito dopo Deutsche Bank, e il terzo, dopo Bnp Paribas e Santander, per capitalizzazione di Borsa con un valore di 48 miliardi. Un progetto che, se da un lato, vuole portare l’Italia a essere più competitiva a livello europeo, sta portando alla graduale scomparsa di nomi storici per il nostro Paese come il Banco di Napoli, ora Ubi Banca e nel prossimo futuro, forse, Monte dei Paschi di Siena e Bper.