“Abbiamo a nostra disposizione tutti gli strumenti necessari. La generosa innovazione tecnologica che definisce la nostra epoca può essere sfruttata per liberare il potenziale umano”. E ancora: “abbiamo i mezzi per riqualificare e migliorare le capacità degli individui raggiungendo numeri inediti”. Con queste parole il fondatore nonché attuale Executive Chairman del World Economic Forum, il professor Klaus Schwab, ha presentato e commentato la terza edizione del Future of Jobs Report, che traccia il percorso del lavoro di domani.
E di certo il nuovo report punta il dito proprio sulla formazione, o meglio, sul reskilling: il 50% dei lavoratori, stando alle stime attuali, avranno bisogno di ripensare e rivedere le proprie competenze entro il 2025, proprio a causa della sempre più importante adozione, da parte delle aziende, delle nuove tecnologie.
La velocità della digital trasformation, per via della pandemia sanitaria internazionale, è del resto aumentata, rendendo così ancora più pressante la necessità di reskilling all’interno delle aziende, nonché a livello individuale, per migliorare e proteggere la propria carriera lavorativa.
Non ci sono vie d’uscita: il Forum stima che nei prossimi 5 anni 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere eliminati, con lavoratori non più indispensabili per via dell’avvento di software, di macchine e di robot in grado di effettuare quelle stesse attività in modo più efficiente, e con costi minori.
Ma questo non vuol dire che ci sarà minore bisogno di risorse umane; al contrario, nello stesso tempo nasceranno ben 97 milioni di posti di lavoro, con nuovi ruoli definiti proprio dal prepotente ingresso di algoritmi e macchine.
LE 10 COMPETENZE PIÙ RICHIESTE NEI PROSSIMI ANNI
Più nello specifico, il World Economic Forum ha individuato le 10 skill fondamentali sul mercato del lavoro da qui al 2025. Si parla quindi di analytical thinking, di active learning, di complex problem solving, di critical thinking, di creatività, di leadership, della capacità di utilizzare le nuove tecnologie, della capacità di programmare, della resilienza e della resistenza allo stress e, infine, del reasoning.
“Le più grandi aziende hanno già settato al centro dei propri processi di ricerca e selezione di personale qualificato buona parte di queste skills” sottolinea Carola Adami, co-fondatrice di Adami & Associati, società italiana di head hunting, spiegando che “la capacità e la volontà stessa di continuare ad aggiornare le proprie competenze sono tra le caratteristiche che possono far svettare un candidato sopra agli altri”.
Del resto, come fa notare l’head hunter, “sono proprio i Millennials a definire l’azienda ideale come un posto di lavoro in cui vinca la meritocrazia e si possa crescere continuamente a livello professionale”.
Le esigenze delle aziende combaciano quindi in buona parte con quelle della generazione che in questi anni ha trovato e sta trovando il proprio posto nel mondo del lavoro.
L’IMPORTANZA DI TENERSI AGGIORNATI
Ma cosa significa reskilling, e quanto tempo potrebbe essere necessario ai lavoratori per acquisire le nuove competenze?
“Il concetto di reskilling interessa un’ampia gamma di scenari” spiega Carola Adami “in quanto ci sono dipendenti che necessitano semplicemente di un aggiornamento delle proprie competenze, e che quindi possono affrontare questo cambiamento con un impegno di due o tre mesi mesi. In altri casi si tratta invece di esigenze più importanti, di lacune più pesanti, con corsi intensivi della durata di sei o più mesi, soprattutto nel campo dell’informatica e, per esempio, del cloud computing”.