La malattia dell’obesità si manifesta in quattro tipologie diverse. La scoperta è emersa durante il recente Congresso nazionale della Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo (Sinuc). Le ultime evidenze, infatti, dimostrano risposte diverse alle strategie finora adottate per i pazienti. Entriamo nel dettaglio di questa nuova scoperta che potrebbe aprire una strada importante per la cura di una malattia che ha un’incidenza sempre maggiore nella popolazione mondiale.
L’obesità come malattia epidemica
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’obesità è una malattia sociale. Una malattia, cioè, attribuibile non a un singolo individuo ma alla massa come risultato di una serie di abitudini consolidatesi nel mondo non solo occidentale. L’obesità avrebbe le sue radici nella rivoluzione industriale quando una buona e abbondante nutrizione iniziò a essere considerata come fonte di maggiore produttività. Da allora la popolazione ha iniziato a ingrassare in misura sempre crescente fino ad arrivare agli anni Duemila quando per la prima volta il numero delle persone in sovrappeso ha superato quello delle persone sottopeso.
L’insorgenza dell’obesità è causata da una serie di cattive abitudini che vanno dalla sedentarietà al consumo prevalente di cibi confezionati e bevande dolci. La meccanizzazione e automatizzazione di gran parte dei processi lavorativi, la scarsa presenza di luoghi pubblici nei quali fare attività fisica all’aperto, la presenza sempre più numerosa di supermercati e l’elevata disponibilità di cibi pronti hanno fatto il resto.
Quando si parla di obesità, però, non bisogna dimenticare anche le cause psicologiche.
Se fino a qualche tempo fa era considerata una malattia tipica dei Paesi con un più alto livello economico, oggi l’obesità sta interessando anche Paesi in via di sviluppo rivelando una natura epidemica.
I rischi dell’obesità
Perché l’obesità fa così tanta paura? Quali sono i rischi ad essa connessi? Nel 2021 la Commissione Europea ha emanato una direttiva nella quale ha definito l’obesità una malattia cronica recidivante, viatico ad altre malattie gravi quali quelle dell’apparato cardiovascolare, ictus, cancro. Un team di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli e dell’Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia Sperimentale, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IEOS) ha evidenziato il legame tra obesità e malattie autoimmuni come diabete di tipo 1 e sclerosi multipla.
I quattro tipi di obesità
Quale strategia adottare, dunque, per combattere l’obesità? L’abbinamento di una dieta equilibrata all’attività fisica, che rappresenta l’approccio più diffuso, potrebbe diventare superato alla luce delle nuove scoperte. Scoperte che evidenziano la radice di questa malattia nel fenotipo, vale a dire nelle caratteristiche morfologiche e funzionali di un organismo. La ricerca presentata, come dicevamo, al Congresso nazionale della Sinuc ha evidenziato quattro tipologie differenti di obesità:
- Cervello affamato: in questa condizione si crea un’asse cervello-intestino che ha bisogno di un numero superiore di calorie per arrivare alla sazietà. I soggetti appartenenti a questo tipo di fenotipo tendono a mangiare molto di più per arrivare alla sazietà.
- Fame emotiva: il fenotipo di riferimento mangia per far fronte a emozioni positive o negative manifestando un comportamento edonico. I soggetti appartenenti a questo fenotipo mostrano più elevati livelli di ansia, depressione, nonché più bassi livelli di autostima.
- Intestino affamato: rapido svuotamento gastrico. Le persone appartenenti a questo fenotipo svuotano molto rapidamente l’intestino e questo li porta a nutrirsi a intervalli più brevi.
- Combustione lenta: diminuzione del metabolismo. A questo fenotipo appartengono persone con un metabolismo rallentato, una massa muscolare inferiore e una scarsa predisposizione all’attività fisica.
Alcuni soggetti potranno non appartenere a nessuno di questi fenotipi o presentare caratteristiche di più fenotipi. L’individuazione dei diversi meccanismi che sono alla base dell’obesità potrà ora consentire ai ricercatori di approntare strategie di intervento più personalizzate.
In copertina foto di Bruno da Pixabay