Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
ho sempre considerato Maurizio Gasparri il prototipo perfetto del politico da avversare. Egli, come si sa, è stato prima fascista e poi berlusconiano e nel corso della sua carriera ha detto sempre la sensazione di essere asservito al potente di turno. Con mia somma sorpresa (cosa che non avrei mai immaginato) stamattina ho scoperto di essere pienamente d’accordo con una sua dichiarazione politica. Accendendo il televisore, infatti, l’ho sentito dire che l’Italia sta sbagliando a non schierarsi apertamente nella lotta al terrorismo e che dovrebbe far parte della coalizione internazionale a fianco dei Paesi che stanno bombardando le postazioni dello Califfato islamico in Siria ed Iraq. Ascoltando la dichiarazione di Gasparri mi sono subito chiesto se mi sbagliavo insieme a lui e se ero diventato anch’io ormai una persona di destra. Ma ripensando alla posizione dell’Onu (che ha dichiarato che bisogna colpire i terroristi con tutti i mezzi possibili e che per fare ciò era necessaria una larga coalizione internazionale) e alle posizioni simili di Barack Obama e Francois Hollande ho pensato che a sbagliare in questo momento è il governo italiano e che nell’atteggiamento defilato di Renzi non c’entrano né la sinistra né la destra ma l’antica vocazione italiana di sottrarsi dagli impegni internazionali quando essi sono troppo gravosi.
F.P. (Salerno)
Gentile Lettore,
al di là delle affermazioni di Gasparri, condivisibili o meno, c’è da dire che le dichiarazioni dell’ONU sono ben precise, ”bisogna colpire i terroristi”, su questo non ci sono dubbi. La politica militare degli Stati coinvolti nella lotta al terrorismo in Siria, tuttavia, se non ben organizzata, potrebbe diventare un colpo inferto ai civili siriani e ai tanti che vivono già di per sé una situazione di quotidiana drammaticità in quei territori.
La politica di Renzi, fra l’altro già condivisa dal precedente governo, è sicuramente poco chiara nei confronti della questione, impegnarsi diplomaticamente ma non militarmente può sembrare una scusa bella e buona, tuttavia, dobbiamo dire che in molte altre aree la presenza dei militari italiani è la più elevata d’Europa.
In Iraq ci sono circa 600 uomini, numero destinato a salire stando alle dichiarazioni della Pinotti, attraverso il nuovo decreto “missioni”; in Kuwait ci sono 270 militari dislocati e circa quattro tornado impegnati in attività di ricognizione, anche se questo non basta ad esimere l’Italia dal prendere una posizione contro gli uomini di Abu Bakr al Baghdadi.