Obama annuncia un nuovo piano per salvaguardare l’ambiente: la creazione della riserva marina più grande al mondo. Il piano dovrebbe espandere il Pacific Islands Marine National Monument , che l’ex presidente George W. Bush istituì nel 2009, della grandezza di 87.000 chilometri quadrati a quasi 782 mila miglia quadrate per preservare la fauna marina e proteggere l’area dagli effetti del cambiamento climatico. La riserva dovrebbe includere per lo più isole disabitate sotto la giurisdizione statunitense e atolli di terra tra le Hawaii e le Samoa americane.
Le acque del sud-Pacifico centrale, come ha dichiarato il Consiglio della Casa Bianca sulla qualità ambientale, contengono «alcuni dei più incontaminati ambienti marini tropicali al mondo. Ma le sue barriere coralline e gli ecosistemi marini sono tra i più vulnerabili al cambiamento climatico e all’acidificazione degli oceani».
Obama dunque torna ad interessarsi della politica ambientale che mesi fa era stata accantonata in nome delle negoziazioni sulla Trans-Pacific Partnership, uno dei più ampi trattati commerciali al mondo, che aveva evidenziato grosse divergenze sulle politiche ambientali tra gli Stati Uniti e 11 nazioni del Pacific Rim, l’insieme dei Paesi bagnati dall’oceano Pacifico. Controversie nate proprio attorno alle proposte di inserire specifiche sanzioni per le violazioni ambientali e di prevedere nel trattato l’obbligo di non danneggiare l’ambiente che sono state contrastate da Australia, Canada, Nuova Zelanda, Messico, Cile, Giappone, Singapore, Malaysia, Brunei, Vietnam e Perù. Trattato in cui si asseriva solo che il controllo dei livelli di inquinamento può variare “a seconda delle circostanze e delle capacità” di ogni singolo Paese.
Dopo dunque le svariate le critiche sul poco impegno per la salvaguardia dell’ecosistema, ora Obama riprende la National Ocean policy nata nel luglio 2010 che allora vide la creazione di un consiglio di 27 agenzie federali e dipartimenti, nel tentativo di cooperare meglio, condividere informazioni e semplificare il processo decisionale.
Il Presidente ha anche dato un imput al governo per creare un programma che scoraggi la pesca fraudolenta e la vendita di frutti di mare illegale; si stima infatti che il 20 per cento dei pesci marini selvatici catturati ogni anno finisca nel mercato nero. Iniziativa che si accompagna alle dichiarazioni di Obama del mese scorso sulle nuove misure da adottare per ridurre le emissioni di carbonio – prevedendo una riduzione energetica del 30 per cento.
Inoltre per proteggere le comunità costiere alquanto vulnerabili ai cambiamenti climatici,Obama ha aggiunto di offrire 102.000 mila dollari in sovvenzioni per ripristinare le pianure alluvionali e le barriere naturali lungo la costa atlantica. Un piano di misure esecutive, come da lui annunciato, che dunque non richiederanno l’approvazione del Congresso.
Sebbene numerosi gli applausi dagli ambientalisti, tuttavia come ha ricordato Carl Safina, presidente di Blue Ocean Institute si tratta di proposte, ha infatti dichiarato: «ha annunciato l’intenzione invece di un luogo reale con un recinto reale».