Nuvole, mostra personale di Salvatore Pupillo, vedrà esposta una serie di dipinti della più recente produzione del pittore romano. L’esposizione, a cura di Leonora Sofia Marussig, sarà visitabile fino all’11 novembre 2017 e s’inaugura in occasione della Rome Art Week, iniziativa rivolta alla valorizzazione dell’arte contemporanea nella Capitale.
Gli sfondi sono stratificazioni di velature cromatiche che sembrano evocare una sensazione più che una realtà tangibile, immergendo l’osservatore in atmosfere impalpabili simili a dense nuvole vaporose dalla cromia delicata. Tracce filiformi, circolari, puntiformi e lineari si stagliano come impronte pregne di forza su questi fondi rarefatti, costituendo il marchio di fabbrica dell’artista. Anche nelle opere in cui i segni tracciati richiamano la sfera empirica, questi tendono a rifarsi al mondo incorporeo dell’aria e delle luci, suggerendo, ad esempio, un’analogia tra la tela e i bagliori del cosmo in “Pianeti” e in “Cosmico”; tra il dipinto e i lumi riflessi nelle increspature della trama acquatica in “Lampare”. A rendere inconfondibile la cifra stilistica di Salvatore Pupillo è il segno, il particolare che cattura l’attenzione e permette di individuare immediatamente la mano dell’artista. La solida coerenza che percorre la sua ricerca, indipendentemente dal soggetto dei singoli dipinti, è quindi ravvisabile nella reiterazione, sempre diversa e mai seriale, di questo elemento distintivo.
Protagonista di questa serie di lavori è un sapiente gioco di contrasti in cui campiture uniformi sono graffiate da un’intensa gestualità.
Il lirismo cromatico degli sfondi, modulati da tonalità eteree che generano un effetto di soffice evanescenza, è spezzato da vibranti segni formulati attraverso un tocco spontaneo ma mai casuale, impulsivo ma meditato.In quella che parrebbe essere una contraddizione, il pennello si lascia condurre dall’istinto ma le sue scie sono oculatamente calibrate, non dissimili dai disegni tracciati su carta prima di confrontarsi con la tela. Traspare così una ricerca ostinata – quasi ossessiva – di un equilibrio indispensabile all’armonia del risultato finale.
Gli sfondi sono stratificazioni di velature cromatiche che sembrano evocare una sensazione più che una realtà tangibile, immergendo l’osservatore in atmosfere impalpabili simili a dense nuvole vaporose dalla cromia delicata. Tracce filiformi, circolari, puntiformi e lineari si stagliano come impronte pregne di forza su questi fondi rarefatti, costituendo il marchio di fabbrica dell’artista. Anche nelle opere in cui i segni tracciati richiamano la sfera empirica, questi tendono a rifarsi al mondo incorporeo dell’aria e delle luci, suggerendo, ad esempio, un’analogia tra la tela e i bagliori del cosmo in “Pianeti” e in “Cosmico”; tra il dipinto e i lumi riflessi nelle increspature della trama acquatica in “Lampare”. A rendere inconfondibile la cifra stilistica di Salvatore Pupillo è il segno, il particolare che cattura l’attenzione e permette di individuare immediatamente la mano dell’artista. La solida coerenza che percorre la sua ricerca, indipendentemente dal soggetto dei singoli dipinti, è quindi ravvisabile nella reiterazione, sempre diversa e mai seriale, di questo elemento distintivo.
Se a primo impatto il fascino dell’opera di Salvatore Pupillo deriva dall’elegante tecnica pittorica, in seguito a un’attenta indagine ne emerge anche il profondo significato, confermando la sua raffinatezza non solo sul piano della forma, ma anche su quello del contenuto. Essa è, nel suo essere dominata dagli opposti, specchio dell’eterna dicotomia e delle contraddizioni che albergano nell’intimo della nostra psiche, rendendola oggetto di immediata identificazione da parte di chiunque si accosti alla sua visione. Così come quando, in un gioco, si scorgono forme conosciute nelle nubi che solcano il cielo, similmente nelle nuvole di colore di Salvatore Pupillo si può riconoscere un linguaggio familiare che si fa portavoce degli elementi solo apparentemente inconciliabili del nostro vissuto. Se poi non ci si lascia condizionare dai titoli attribuiti quasi sempre scherzosamente e a posteriori dall’artista, si è esposti alle infinite suggestioni che le nuvole sanno evocare, poiché nella loro sagoma indefinita è celata ogni forma possibile.