Si stringono i tempi per la stesura di un nuovo patto nucleare iraniano. Dopo aver annunciato l’intenzione di uscire dall’accordo del 2015, Teheran ha concesso agli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica di effettuare le regolari ispezioni agli impianti nucleari del Paese fino a fine maggio. Non sarà semplice raggiungere l’accordo dopo le decisioni americane del 2018 e dopo l’uccisione dello scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh. La questione iraniana rientra nell’agenda politica dell’amministrazione Biden ma l’eredità lasciata da Trump si sta rivelando ancora una volta pesante. Per capire la situazione nella sua complessità, dobbiamo fare un passo indietro fino al 2015.
Un accordo storico
Dopo un accordo provvisorio firmato nel 2013, nel 2015 l’Iran, i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Germania e Unione Europea, firmarono l’accordo “Joint Comprehensive Plan of Action”, il cui acronimo è JCPOA. In base a questo accordo l’Iran si impegnava a:
- cancellare le proprio riserve di uranio a medio arricchimento
- ridurre del 98% le proprie riserve di uranio a basso arricchimento
- ridurre le sue centrifughe a gas di due terzi per tredici anni.
In pratica si metteva l’Iran nelle condizioni di non poter produrre bombe atomiche e di uscire dal supplizio delle sanzioni.
La “svolta” di Trump
L’accordo firmato durante la presidenza di Obama era considerato uno dei fiori all’occhiello della sua amministrazione. Con quel patto si “disinnescava” di fatto l’Iran considerata la prima minaccia per la pace in Medio Oriente. Il suo successore, Donald Trump, però, non fu dello stesso avviso e nel 2018 preferì uscire dall’accordo e reintrodurre le sanzioni all’Iran.
Il nuovo patto nucleare iraniano
La questione iraniana rientra nell’agenda politica dell’amministrazione Biden e gli Usa hanno fatto un passo avanti sulla questione nucleare. Il presidente ha dichiarato di voler rientrare nell’accordo ma che andrebbe rinnovato. Teheran dal canto suo ha risposto che non sarà disposta a negoziare finché sul suo Paese continueranno a insistere le sanzioni. Se gli Usa si dicono disponibili a revocarle se otterranno l’assicurazione dall’Iran che rispetterà gli accordi, il Paese mediorientale ha ribattuto che spetta agli americani fare la prima mossa essendo loro i primi a uscire dall’accordo. Un negoziato, dunque, che si configura delicato e sul quale pende l’uccisione dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh per il quale l’Iran ha accusato Stati Uniti e Israele.
In copertina foto di Gage Skidmore da Surprise, AZ, Stati Uniti d’America