Nuovo diritto di famiglia, 1975 per l’Italia è una sorta di anno X. Un anno in cui il concetto di famiglia per la prima volta è davvero rivoluzionato, riconoscendo alla donna ed assegnandole per legge un ruolo paritario nell’ambito familiare.
Art. 29 della Costituzione della Repubblica Italiana
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Sembra strano da dire, oggi, in un epoca in cui probabilmente il diritto di famiglia forse avrebbe bisogno di fare un ulteriore passo avanti nel senso di concepire un concetto più contemporaneo di famiglia, ma questo è un discorso diverso da quello che vogliamo affrontare e che riguarda l’evoluzione del diritto di famiglia in Italia dal momento dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana.
Di fondamentale importanza è sottolineare come, nonostante la Costituzione sancisse molto chiaramente l’eguaglianza nell’ambito della famiglia c’era tutto un reticolo di norme del codice civile e non solo che realizzavano quasi l’esatto opposto.
Cos’è il diritto di famiglia?
Il diritto di famiglia, per definizione, altro non che “la parte del diritto privato che si occupa dei rapporti giuridici che intercorrono tra le persone componenti una famiglia“. Non intervenendo con nessuna riforma costituzionale ma solo adeguando la legge ordinaria alla norma dell‘art. 29 delle Costituzione il legislatore compie una vera rivoluzione.
Con la legge n. 151 del 1975, quella che noi oggi ricordiamo come riforma del diritto di famiglia, in realtà e nella pratica vengono semplicemente novellati alcuni articoli del codice civile e precisamente: 143, 144 e 147 del libro primo Delle Persone e della Famiglia.
Che innovazioni ha portato la riforma del nuovo diritto di famiglia?
Le novità fondamentali introdotte dalla riforma si possono riassumere in:
- uguaglianza giuridica dei coniugi
- abolizione della dote
- parità di tutela per i figli “illegittimi”
Il primo principio abbatte il criterio secondo cui il marito godesse di una specie di supremazia data dal fatto di procurare il sostentamento materiale della famiglia e si stabilisce la pari dignità al lavoro domestico spesso effettuato dalla moglie. Ciò, oggi, sembra la cosa più naturale del mondo ma allora fu rivoluzionario.
L’Italia è sempre stato un Paese molto patriarcale quasi per definizione ed il 1975, quasi trent’anni dopo la promulgazione della Costituzione vedeva un’Italia molto giovane nella sua nuova vita, dove il retaggio culturale e l’arretratezza spessissimo discendente dal netto gap fra nord industrializzato e sud ancora agricolo era fortissimo.
I concetti di dote e figli illegittimi discendevano proprio dal considerare il maschio come dominus in famiglia.
Cos’è cambiato nel nuovo diritto di famiglia dal 1975 ad oggi?
Già detto dell’eguaglianza dei coniugi assunto come epigono dell’istituzione familiare ne sono discesi alcuni corollari molto importanti perché hanno poi portato ad una conseguente evoluzione culturale successiva.
Il primo è il passaggio della potestà genitoriale dall’essere in capo al marito ad essere condivisa da entrambi i genitori. Il secondo riguarda le risorse economiche e tocca anche il livello patrimoniale della famiglia stessa. Diventa di default lo stato di comunione dei beni dal momento del matrimonio in poi, fatto salva la possibilità di optare esplicitamente per un regime di separazione dei beni.
I cambiamenti sociali negli anni successivi al nuovo diritto di famiglia del 1975 sono stati tanti ed anche il sentire comune del concetto di famiglia è mutato, sarebbe sciocco negarlo (come sono evidente sciocchi quelli che ancora oggi lo negano). La più grande novità è stata quella introdotta nel 2016 con la legge 76 del 20 maggio che è stata chiamata a normare le Unioni Civili fra persone etero ed omosessuali ed anche le convivenze.
Un passo enorme che riconosce l’evoluzione sociale nell’ambito del diritto, eppure diritti che per questioni di bandiera politica ancora molti fanno fatica ad accettare e tanti ne fanno battaglie identitarie sia pro ma soprattutto contro.
Il rispetto per le convinzioni di tutti deve essere sempre massimo ma il mondo e la sua evoluzione non si può fermare in nessuna maniera, molto meglio non confliggere ma governare questi cambiamenti.