L’ombudsman UE Emily O’Reilly ha puntato il dito contro la procedura di co-decisione (o procedura legislativa ordinaria), che mette Consiglio e Parlamento europeo sullo stesso piano nell’approvazione dell’iter normativo delle direttive e regolamenti europei.
La codecisione, stabilita nel 1993 con il Trattato di Maastricht e limitata ad alcuni settori, è divenuta la procedura ordinaria nel 2009, con il Trattato di Lisbona. La procedura è basata sul principio della parità tra il Parlamento europeo – direttamente eletto e che rappresenta i cittadini dell’Unione – e il Consiglio – che rappresenta i governi degli Stati membri. Sulla base di una proposta della Commissione, i due colegislatori adottano la legislazione congiuntamente, con pari diritti e obblighi. Nessuno dei due,infatti, può adottare un atto legislativo senza l’accordo dell’altro – ed entrambi devono approvare un testo identico.
La regola, sebbene assolutamente democratica e con uno scrutinio incrociato da parte degli Stati membri (tramite il Consiglio) e i deputati UE, risultato di un processo progressivo di democratizzazione delle istituzioni, avrebbe però un difetto: la complessità in caso di parere divergente tra i due organismi dopo la prima proposta (impulso legislativo) della Commissione. Infatti, in caso di parere diverso sugli emendamenti da parte di un “ramo” sulla posizione ricevuta dall’altro, occorre successivamente tornare all’altro. Così Consiglio e Parlamento UE si rimbalzano spesso fino alla terza lettura gli emendamenti.