La Nuova Caledonia francese scossa da una nuova ondata di proteste contro la “madrepatria”. La ex colonia, ora territorio d’oltremare francese, non ha accolto di buon grado la decisione di Parigi di estendere il diritto di voto ai nuovi abitanti francesi dell’isola. Il controllo della Francia sull’intero arcipelago è messo in discussione non solo dalle forze indipendentiste autoctone ma anche dagli interessi commerciali di altri colossi mondiali.
Nuova Caledonia francese: dove si trova
Nuova Caledonia è un’isola situata nell’Oceano Pacifico sud-occidentale, a circa 1.500 km a est della costa australiana. Un lingua di terra di oltre 18.000 chilometri quadrati, più di 270.000 abitanti, modello di biodiversità. Più di 3.000 sono, infatti, le specie di piante presenti e quasi 70 le specie di uccelli di terra visibili soprattutto nei numerosi parchi e riserve terrestri e marine.
L’economia si basa due importanti settori: il turismo e l’estrazione e lavorazione del nichel. Quest’ultimo ha fatto della Nuova Caledonia non solo lo Stato più ricco dell’Oceania ma anche una delle maggiori potenze estrattive al mondo.
La popolazione è costituita per il 40% da kanaki, i discendenti degli abitanti originari dell’isola, e per il 60% dai discendenti dei coloni e dei deportati francesi, definiti in modo dispregiativo caldoches dalle popolazioni indigene. I primi abitano per lo più nella zona settentrionale dell’isola, i secondi nella zona meridionale e nella capitale Nouméa.
La Nuova Scozia
L’isola fu infatti scoperta dall’esploratore britannico James Cook nel 1774 che volle chiamarla Nuova Caledonia in onore della Scozia con la quale condivideva le alte scogliere (Caledonia è il nome latino della Scozia). La sua posizione geografica strategica la rese da subito appetibile alle grandi potenze europee, Regno Unito e Francia in primis. I due Paesi se la contesero a lungo fino a quando nel 1853 la Francia ne assunse il controllo insieme alle vicine Isole della Lealtà (Maré, Lifou, Ouvéa, Tiga, Mouli e Faiava) e Isola dei Pini. Dal 1864 fino ai primi del Novecento fu una colonia penale. Nel 1946 l’arcipelago di Nuova Caledonia è diventato territorio d’oltremare francese. E’ un’ex colonia che, pur trovandosi ancora sotto la sovranità dello Stato francese, si amministra in modo semi-indipendente.
Dalla metà degli anni Ottanta hanno iniziato a farsi sentire le prime spinte separatiste grazie al Front de Liberation Nationale Kanak Socialiste (FLNKS). Negli anni 2018, 2020 e 2021 si sono svolti tre referendum per l’indipendenza che hanno espresso tutti la volontà della popolazione di rimanere francese.
La rivolta antifrancese della Nuova Caledonia
La scorsa settimana il parlamento francese ha approvato un emendamento della Costituzione che prevede l’estensione del diritto di voto anche agli abitanti francesi recentemente arrivati in Nuova Caledonia. Una riforma che aumenterebbe ulteriormente il peso della comunità francese a discapito di quella kanaka. Aumenterebbe, di conseguenza, il controllo della Francia sulla sua ex colonia.
La notizia della nuova riforma è stata salutata dall’isola con violente proteste. Nella parte settentrionale dell’isola i forti scontri hanno hanno fatto 6 vittime e danni per più di 200 milioni di euro. Giovedì è stato dichiarato lo stato di emergenza e disposto il blocco dell’accesso ai social network.
Chi c’è dietro le proteste? Il Fronte indipendentista, che già non aveva riconosciuto il risultato dell’ultimo referendum, è il primo sospettato ma potrebbe non essere l’unico. Una Nuova Caledonia indipendente e ricca di nichel è ambita dalla Cina che mira a conquistare l’egemonia nel Pacifico. Fa gola anche agli Stati Uniti che hanno grossi interessi nella zona, come dimostrano gli ultimi accordi commerciali con l’Australia.
In copertina foto di Michael Baragwanath da Pixabay