Il nucleare è una tematica incredibilmente delicata e non sorprende lo stallo nelle trattative da parte tra l’Iran ed il resto del mondo in quel di Vienna.
Le trattive per il nucleare dell’Iran a Vienna
Sono ripresi a Vienna i negoziati per rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano del 2015, dopo la sospensione decisa venerdì scorso a seguito della presentazione da parte di Teheran di due bozze di intesa sulla revoca delle sanzioni Usa e sul ripristino degli impegni sul nucleare.
Secondo le parole del capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, c’è “la necessità di progredire molto più velocemente nelle trattative per ripristinare l’accordo”. Insomma, per l’UE c’è bisogno di accelerare e di farlo in tempi brevi.
Dall’altra parte del tavolo, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha ribadito “la serietà” di Teheran nel negoziato, auspicando davanti alla Commissione esteri del parlamento iraniano che le “nostre proposte ragionevoli vengano prese in seria considerazione”.
Diversa la posizione espressa dai negoziatori europei e americani sulle due bozze, definite la scorsa settimana “non serie”. Posizione ribadita due giorni dal ministero degli Esteri francese in una nota: “Le proposte presentate dall’Iran la scorsa settimana non costituiscono una base ragionevole compatibile con l’obiettivo di una rapida conclusione nel rispetto degli interessi di tutti”.
Colloqui e… ancora colloqui
I delegati di Iran e di Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Ue si sono riuniti il 29 novembre scorso per il settimo round di colloqui sul rilancio dell’accordo del 2015, abbandonato nel 2018 dall’amministrazione americana di Donald Trump che ha poi reintrodotto sanzioni contro Teheran.
E due giorni fa l’amministrazione di Joe Biden ha annunciato sanzioni contro otto funzionari di governo e quattro organizzazioni iraniane accusate di violazioni dei diritti umani. Una decisione duramente criticata da Teheran: “Anche nel pieno dei negoziati di Vienna, gli Stati Uniti non riescono a smettere di imporre sanzioni contro l’Iran”, ha scritto su Twitter il portavoce del ministero degli Esteri, Saeed Khatibzadeh.
L’accordo del 2013
In base a questo accordo, firmato quasi 10 anni fa durante la presidenza Obama, l’Iran si impegnava a:
- cancellare le proprio riserve di uranio a medio arricchimento
- ridurre del 98% le proprie riserve di uranio a basso arricchimento
- ridurre le sue centrifughe a gas di due terzi per tredici anni.
In pratica, si metteva l’Iran nelle condizioni di non poter produrre bombe atomiche e di uscire dal supplizio delle sanzioni. Soprattutto, si “disinnescava” di fatto l’Iran considerata la prima minaccia per la pace in Medio Oriente. Il successore di Obama, Donald Trump, però, non fu dello stesso avviso e nel 2018 preferì uscire dall’accordo e reintrodurre le sanzioni all’Iran. La questione fa parte attualmente dell’agenda politica del nuovo presidente americano Joe Biden che ha espresso la volontà di voler rientrare nell’accordo ma di volerlo rinnovare ed al momento non sembra rinunciare allo strumento delle sanzioni verso l’Iran