Se al termine anglosassone No- mobile aggiungiamo il suffisso phòbia, nasce l’espressione Nomofobia, e ansia e sensazione di smarrimento sono i sintomi che la definiscono. Avete il timore di non poter whatszzappare o vi sentite completamente lasciati al vostro crudele destino senza essere connessi su Facebook, o ancora, non riuscite a fare a meno di toucchare compulsivamente lo schermo del vostro cellulare? Non abbiate paura: Nicola Luigi Bragazzi e Giovanni Del Puerte dell’Università di Genova hanno dato una risposta a questo impellente bisogno di restare connessi senza mai restare fuori contatto. I due studiosi genovesi propongono di inserire nel DSM- V la Nomophobia nel novero delle patologie del comportamento di nuova generazione.
Nel documento pubblicato sulla famosissima rivista Psychology Research and Beahvior, i due studiosi descrivono questa curiosa paura avente due facce: essa viene usata da una parte come scudo protettivo ,per difendersi attraverso la mediazione del mezzo tecnologico, dall’altro serve ad evitare la comunicazione sociale. Inizialmente uno studio sulla Nomofobia rilevò che il 53% degli utenti in Gran Bretagna vanno in ansia quando perdono il cellulare, quando si scarica la batteria o non hanno copertura di rete. Ben il 58% degli uomini e il 48% delle donne soffrono di questa fobia.
Lo studio commissionato da YouGov, un ente britannico di ricerca,ha analizzato 2.163 soggetti: le evidenze sperimentali hanno riportato risultati significativi: il 55% degli esaminati dichiara il bisogno di avere il cellulare per restare in contatto con parenti e amici, questo costituisce la fonte primaria di ansia in caso di inacessibilità alla rete. Inoltre, i livelli di stress esperiti sono paragonabili alla sensazione di ansia che si vive prima di sposarsi il giorno delle nozze o a quelli di quando si va dal dentista.
La curiosità sorge spontanea: Com’è possibile riconoscere un soggetto affetto da Nomofobia? I sintomi sono evidenti nella messa in atto delle seguenti comportamenti a rischio: il soggetto utilizza regolarmente il dispositivo o più dispositivi e porta con sé un caricabatterie a questo è solitamente associato un aumento dei livelli di ansia e stress collegati alla perdita o al fuori uso per diversi motivi ( mancanza di campo, batteria esaurita, credito esaurito). Guardare costantemente lo schermo del proprio telefono, in attesa di messaggi e/o telefonate, disturbo questo che è stato definito ringxiety associando la parola squillo e ansia. Mantenere il cellulare sempre accesso, tenerlo vicino come se fosse un prolungamento del proprio corpo, anche di notte quando si dorme.
Sicuramente la tecnologia ha agevolato la comunicazione, snellito molte pratiche burocratiche, ci aiuta a svolgere il nostro lavoro con maggiore efficienza e velocità, tuttavia i dispositivi mobili possono avere un impatto pericoloso sulla salute. E’ giusto e sicuro valutare i pro e i contro dell’era tecnologica, ma soprattutto l’ambivalenza che la caratterizza: infatti se essa da una parte promuove il social e la connessione non stop, dall’altra crea uno schermo protettivo che induce il soggetto ad evitare il confronto diretto, l’uso del linguaggio parlato, l’espressione facciale visibile da cui traspaiono le emozioni. Non lasciarsi invadere e pervadere dalla tecnologia stabilendo la giusta distanza diviene la possibilità che il soggetto ha per non subire gli effetti dannosi di natura patologica che derivano,spesso, da un uso improprio del dispositivo.