Costituisce pratica scorretta la presentazione dei siti esteri poiché induce i consumatori a ritenere lecito l’acquisto online delle medicine per le quali è richiesta la prescrizione
No al commercio sul web dei farmaci. Ci vede giusto l’Antitrust che aveva negato la possibilità di consegna a domicilio per corriere.Pur nell’assoluta convinzione dell’importanza di internet nella società moderna anche per ciò che riguarda le possibilità dei consumatori, si vanno ripetendo da anni i rischi connessi agli acquisti via web, specie per quei prodotti che richiedono particolari autorizzazioni o prescrizioni, raccomandando di prestare la massima attenzione quando si decide di procedere a comprare utilizzando la rete anche perché molto spesso i beni offerti sono ingannevoli o non conformi a quanto decantato o alle prescrizioni di legge. Ora con l’ordinanza numero 4216/13, pubblicata dalla prima sezione del Tar Lazio vi è la quasi certezza giuridica della bontà delle asserzioni delle nostre raccomandazioni. I giudici amministrativi capitolini, infatti, hanno di fatto stoppato la vendita di medicine online, almeno per quelle che richiedono la prescrizione medica. È stata infatti, rigettata la richiesta di sospensiva da parte di una società straniera che pubblicizza farmaci etici da comprare in Rete che l’acquirente si vede recapitare a casa tramite un corriere direttamente dal magazzino britannico dell’impresa. In tal senso è stata ritenuta legittima la sospensione cautelativa decisa con provvedimento dell’Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato) secondo cui la condotta della società estera costituisce in Italia una pratica scorretta laddove la presentazione dell’attività che emerge dai siti web mentre può indurre i consumatori a ritenere legittimo l’acquisto online di farmaci in violazione dell’articolo 23, primo comma, lett. i) del codice del consumo (d.lgs. 206/05). A nulla sono valse le doglianze della ditta estera che aveva eccepito l’incompetenza dell’Agcm perché non sa indicare la disposizione su cui si fonderebbe l’ipotetico potere repressivo del ministero della salute, alternativo e prevalente su quello esercitato dall’Antitrust: risulta comunque escluso che l’attività censurata consista in una mera pubblicità abusiva. Pur aspettando il merito della controversia, ci auguriamo che la decisione finale possa costituire un importante precedente per bloccare definitivamente un business che può ledere senz’altro la salute dei consumatori e degli ammalati ove non rispettoso delle regole ferree come quelle stabilite per la normale prescrizione e commercio dei farmaci. Va da sé che per garantire una maggiore concorrenza del mercato ai fini di un abbassamento generalizzato del costo delle medicine a livello europeo, si potrebbe pensare di attribuire validità agli acquisti online di farmaci anche su prescrizione facendo valere anche a livello digitale la recente applicazione della “ricetta europeaâ€.