Tempo di bilanci per New Horizons, la sonda NASA che per prima ci ha permesso di svelare al mondo le caratteristiche di Plutone, il pianeta nano più distante dal Sole. Secondo Alan Stern, a capo della missione per conto del Southwest Research Institute di Boulder, Colorado, la sonda è in uno stato di perfetta simmetria tra gli obiettivi raggiunti e quelli da portare a termine nei prossimi due anni.
Esattamente due anni fa infatti New Horizons veniva risvegliata dallo stato di ibernazione per preparasi al primo sorvolo ravvicinato di Plutone. Due anni dopo, la sonda sta per effettuare un altro fly by del pianeta che culminerà il 1 gennaio 2019 con un incontro con un piccolo oggetto della Fascia di Kuiper denominato 2014 MU69, situato a miliardi di chilometri di distanza da Plutone, uno dei più antichi oggetti del Sistema Solare che non era stato ancora scoperto quando la sonda ha iniziato il suo viaggio.
Il check up degli strumenti di bordo indica che tutti i sistemi sono perfettamente funzionanti. A ottobre è stata completata la lunga trasmissione dei dati raccolti da New Horizons nei 16 mesi dal risveglio. Ora il lavoro del team della missione si concentrerà sull’analisi dei dati e sulla pubblicazione dei risultati scientifici ottenuti sulla maggiori pubblicazioni di settore. E non solo. Il team di New Horizons ha inserito nel Planetary Data System (PDS) – un archivio che raccoglie tutte le informazioni sulle missioni planetarie – due contributi su Plutone. Nel 2017 ce ne saranno altri due, che riguarderanno un set di dati raccolto dopo che la sonda è stata calibrata a seguito del primo fly-by.
A gennaio New Horizons osserverà alcuni oggetti della fascia di Kuiper con l’ausilio del telescopio LORRI (Long Range Reconnaissance Imager) ad alta risoluzione nel campo del visibile. Questa sessione di osservazioni ha lo scopo di comprendere meglio le orbite, le proprietà della superficie e la forma degli anelli intorno a questi oggetti. Gli scienziati affermano che non è possibile offrire una panoramica di questo tipo da osservatori sulla Terra o da altri telescopi spaziali a causa della loro eccessiva lontananza dall’obiettivo e per via dell’angolatura non corretta che impedisce la visuale. Si tratta perciò di un compito che al momento solo New Horizons è in grado di portare a termine.