Polonia 1981, Oriana Fallaci intervista Lech Walesa: il presidente dell’ Associazione sindacale indipendente Solidarnosc , sorta in seguito al maxi sciopero interaziendale scattato in tutto il Paese nel 1980, dopo le proteste dei lavoratori del cantiere navale di Danzica relative alle pessime condizioni di lavoro e all’insostenibile povertà generale della Polonia sotto il Governo Comunista di Wojciech Jaruzelski. L’intervista fa parte della celebre raccolta di scambi avuti dalla giornalista con numerosi personaggi che hanno contribuito a cambiare il corso degli eventi storici, pubblicati tra il 1964 e il 1982 sul Corriere della Sera e raccolti nel libro “Intervista con il potere”. Il nuovo film del regista polacco premio Oscar Andrzej Wajda, nelle sale italiane dal 6 giugno, parte proprio da questo episodio per sviluppare drammaturgicamente la storia dell’ ostinato elettricista Lech Walesa che riuscì a guidare la massa operaia nella rivolta che condusse alle riforme attuate in Polonia dagli anni ottanta fino alle libere elezioni del 1990.
Solo nel finale alcuni inserti di repertorio degli archivi storici suggeriscono un innesto documentaristico, per il resto il film è una ricostruzione di fiction che alterna inquadrature in bianco e nero e movimenti di macchina a mano da reportage, al classico racconto cinematografico. Robert Wieckiewicz e Agnieszka Grochowska sono gli interpreti principali: Lech e la moglie Danuta, inguaribile contestatore lui, eterno supporto alle sue cause e madre dei suoi sei figli lei; tanto che nel 1983 fu proprio Danuta a ritirare in Norvegia il premio Nobel per la pace assegnato a Walesa che preferì non lasciare il paese per il timore di non potervi più fare ritorno. L’italiana Maria Rosaria Omaggio interpreta invece Oriana Fallaci, che apre il film recandosi a casa del carismatico leader con la diffidenza di chi si aspetta tutte quelle contraddizioni che un uomo di potere può mostrare. L’intervista svolta nel modesto salotto di Walesa che fino alle elezioni in cui diventò Presidente della Repubblica nel 1990 rimase un tecnico elettricista, viene mostrata alternata a diversi flashback che partono dalla prima grande protesta dei lavoratori del cantiere navale di Danzica nel 1970, finita in un bagno di sangue e a cui Walesa partecipò costretto poi a firmare accordi con il governo dovendo garantire di lì in avanti passaggi di informazioni ai servizi segreti, proseguendo con il suo inserimento all’interno dell’opposizione e la propaganda clandestina, fino alla lotta sfacciata in prima linea nella protesta dell’Ottanta che portò alla fondazione di Solidarnosc tramite cui si poterono attuare faticose ed estenuanti trattative per ottenere finalmente quei diritti che intanto l’Europa stava già riconoscendo e che il Comunismo anacronisticamente ancora rifiutava.
All’età di ottantotto anni, un oscar e un leone d’oro alla carriera iniziata negli anni Cinquanta e dedicata interamente al grande interesse per la storia del proprio popolo, Andrzej Wajda torna con un film che vuole parlare ai giovani, adottando per questo un linguaggio scevro da digressioni e sospensioni temporali. Sceglie un montaggio serrato, una colonna sonora soft punk/rock e mostra dei personaggi che vogliono restituire tutta l’umanità che si nasconde dietro il coraggio delle scelte.