La mostra “Nella luce”, a cura di Paolo Sacchini, Direttore della Collezione Paolo VI – arte contemporanea, e Mons. Alfredo Scaratti, Parroco della Concattedrale di Santa Maria Assunta, intende rendere omaggio, a pochi mesi dalla sua scomparsa, a Valentino Vago, uno dei più sensibili interpreti dell’arte sacra nell’età contemporanea, proponendo opere riferibili a diverse fasi della sua parabola creativa.
I lavori in mostra, selezionati da Vago ancora in vita, coprono un arco temporale che va dal 1981 al 2017: un corpus ristretto ma rappresentativo per descrivere il percorso compiuto dall’arte sacra di Vago – che procede di pari passo con l’arte ambientale – partendo dalle opere più datate, in cui i soggetti sacri appaiono quasi espliciti, fino a giungere a quelle recenti, dove la figurazione si perde nella luce e nel colore e il senso del sacro è ancor più enfatizzato. La sua vicenda artistica parte dalla narrazione per giungere all’astrazione, dove luce e colore giocano un ruolo fondamentale, indeterminatezza e infinità divengono sinonimi, conferendo ai suoi lavori un magnetico senso di rapimento estatico.
L’astrazione di Vago è pulsante di significati ed emozioni, composta da un colore pieno di energia, assottigliato ed instabile, e per questo viene definito il Rothko italiano: nelle sue opere l’idea di Dio è rappresentata scevra da ogni retorica, in grado di conferire sentita profondità alle forme della raffigurazione di Cristo, evitando al contempo il rischio di rappresentazioni anacronistiche. “Valentino Vago – commenta Paolo Sacchini – è sempre riuscito a ‘evocare’ la sfera del metafisico – senza cedere alla tentazione di una sua impossibile ‘descrizione’ – attraverso una pittura allo stesso tempo delicata e intensa, letteralmente intrisa di luce e di colore e capace di trasportare lo spettatore in una dimensione sovrasensibile e anzi ‘totalmente altra’ (avrebbe detto Rudolf Otto) attraverso la dolcezza straordinaria delle sue tinte e del suo stesso ductus pittorico che appare sempre molto controllato negli esiti nonostante la felice spontaneità della sua mano.”
La mostra, realizzata in collaborazione con la Collezione Paolo VI – arte contemporanea e l’Archivio Valentino Vago, è allestita nella suggestiva cornice della chiesa e della cripta del Duomo Vecchio di Brescia.
Detto anche Rotonda a causa della sua forma, costituisce uno dei massimi esempi di edificio romanico a pianta circolare in Italia: costruito nell’XI secolo, si erge sopra una preesistente basilica del VII secolo, intitolata a Santa Maria Maggiore, ed è composto da due corpi cilindrici in pietra sovrapposti che gli conferiscono la caratteristica pianta circolare. Un ambiente avvolgente, perfettamente in sintonia con l’astrazione sincera di Vago.
Valentino Vago per tutta la sua carriera è rimasto ancorato saldamente a un’astrazione allegorica, con opere contraddistinte da estrema essenzialità, ciononostante ricche di rari valori lirici e figurali. L’opera di Vago è alimentata e sospinta dalla sua grande fede, che lo conduce a osservare il suo più profondo essere e a interpretare il senso del sacro. Nei suoi lavori è immediatamente percepibile una spazialità in espansione che si protende verso l’osservatore, rapendo anch’esso in una contemplazione vibrante ed estatica.