Nei primi 11 mesi del 2024 i conflitti armati e i disastri climatici hanno provocato 200mila morti e 117 milioni di sfollati; tra le vittime anche 283 operatori umanitari, che hanno perso la vita mentre lavoravano sul campo per portare aiuto alle popolazioni colpite dalle emergenze. A lanciare l’allarme è l’organizzazione umanitaria CESVI, che sottolinea come quest’anno sia stato caratterizzato da un drammatico paradosso: «a fronte di 300 milioni di persone al limite della sopravvivenza, è sempre più difficile e pericoloso per gli operatori umanitari portare aiuti».
Attualmente nel mondo sono attivi ben 56 conflitti armati, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, e da gennaio 2024 ad oggi si sono verificati oltre 100 disastri naturali legati al clima, uno ogni tre giorni. È in questo quadro allarmante che gli operatori umanitari lavorano in prima linea ogni giorno per aiutare la popolazione – nel 2024 hanno già raggiunto almeno 116 milioni di persone – esponendosi a rischi sempre più elevati per la propria incolumità.
Ucraina, il Paese più violento del 2024
L’Ucraina è stato il Paese più violento, con oltre 37.303 morti. Nella prima metà del 2024, per ogni nuovo nato sono morte tre persone. «I bambini – spiega Stefano Piziali – sono tra le prime vittime di questa crisi, 3 milioni sono in stato di bisogno, 1,5 milioni di questi soffrono di problemi di salute mentale. Si calcola, inoltre, che i bambini delle zone vicine al fronte abbiano passato nei bunker un numero di ore che equivale a 7 mesi della loro vita».
In questi anni CESVI è rimasta al fianco della popolazione in particolare attraverso interventi di supporto psicosociale a Bucha e nelle regioni sud-orientali del Paese, ma sono ancora molti i bisogni dei civili, in particolare nelle Regioni orientali vicino al fronte, dove CESVI sta intervenendo. «Stiamo rifornendo ospedali con farmaci, ambulanze e strumentazione medica per poter garantire assistenza sanitaria a circa 9mila persone e abbiamo implementato corsi dedicati al riconoscimento delle mine e agli ordigni inesplosi e ai pericoli che ne derivano per la sicurezza e per la salute».
Gaza, il territorio con maggior numero di vittime civili
Sono 35.200 le persone uccise da gennaio e oltre 100mila i feriti dall’acuirsi del conflitto. Attualmente 3,3 milioni di persone a Gaza e in Cisgiordania hanno bisogno di aiuto umanitario. «In 14 mesi sono stati distrutti più di 70mila edifici e a Gaza ci sono quasi 2 milioni di persone sfollate», spiega Piziali. «Le forniture idriche nella striscia di Gaza continuano ad essere limitate. In questo momento stiamo installando cisterne per l’acqua potabile e latrine per gli studenti e lo staff dei centri educativi, unici luoghi di aggregazione rimasti per bambini e ragazzi».
In particolare, negli ultimi mesi CESVI, oltre a distribuire acqua e cibo, è impegnata a preparare il terreno per la stagione delle piogge, intervenendo per garantire servizi igienico-sanitari (costruzione e riabilitazione di latrine) in oltre 30 siti di sfollati e per ridurre il rischio di inondazioni in 40 siti: circa 100 aree, che ospitano quasi mezzo milione di sfollati, sono infatti soggette ad inondazioni nelle zone Khan Younis, Deir al-Balah e la zona di Rafah.
Corno d’Africa, l’impatto dei disastri climatici
Il Corno d’Africa nel corso del 2024 è duramente colpito da una siccità prolungata, che ha causato carestie diffuse, sfollamenti di massa e disastri climatici. In Etiopia, Kenya e Somalia 23 milioni di persone vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare e devono far fronte alla carenza di cibo e acqua potabile. «8,25 milioni di persone in Somalia hanno bisogno urgente di aiuti umanitari e milioni di bambini rischiano di essere gravemente malnutriti. Inoltre, dopo la più lunga siccità degli ultimi 40 anni, a causa di inondazioni improvvise, migliaia di famiglie già sfollate nel sud del Paese sono costrette ad abbandonare nuovamente tutto», conclude Piziali. CESVI nel Paese si occupa di cura e nutrizione per neonati e mamme, attraverso la somministrazione di terapie nutrizionali salvavita.
Crediti immagine di copertina: Fondazione CESVI