Avevamo lasciato Alekei Navalnyj nel letto di un ospedale berlinese e lo ritroviamo oggi in un carcere moscovita. Dopo essersi ripreso dall’attentato di cinque mesi fa, il dissidente russo, aperto oppositore di Vladimir Putin, ha voluto fare ritorno al suo Paese sebbene fosse consapevole della sorte che lo attendeva. E infatti, l’arresto è scattato contestualmente al suo arrivo in aeroporto. Cosa è cambiato in questi cinque mesi? Sembra poco o nulla: il caso di Navalnyj ha scatenato una nuova ondata di proteste anti Putin in tutto il Paese mentre il resto del mondo “cinguetta”. Forse, però, non è proprio così
Le proteste anti Putin per il caso Navalnyj
I dati definitivi sulla giornata di proteste pro Navalnyj parla di 45.000 manifestanti arrestati in circa ottanta città del Paese. Tra questi anche la moglie Yulia Navalnaja rilasciata dopo qualche ora. In alcuni casi come quello di Yulia, le accuse sono state di partecipazione a manifestazione non autorizzata, in altri si parla di resistenza alle forze dell’ordine. Nelle grandi città come Mosca e San Pietroburgo sono state bloccate le linee della metro per impedire ai manifestanti di partecipare al corteo. A Mosca i mezzi di trasporto sono stati bloccati nella zone in cui si trova la prigione di Matrosskaya Tishina di Mosca dove risiede Navalnyj. La polizia ha attaccato anche dei giornalisti nonostante fossero riconoscibili.
The U.S. condemns the persistent use of harsh tactics against peaceful protesters and journalists by Russian authorities for a second week straight. We renew our call for Russia to release those detained for exercising their human rights, including Aleksey Navalny.
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) January 31, 2021
La Russia e il dissenso
Sotto questo aspetto, dunque, non sembra cambiato nulla. In Russia continua a vigere uno stato che di democratico non ha nulla. Putin continua con la linea dura contro chi lo osteggia. Ricordiamo che l’ultima bomba sganciata da Navalnyj pochi giorni fa, riguarda una villa in Crimea che, secondo il dissidente, apparterrebbe proprio a Putin e sarebbe stata realizzata con il ricavato di una maxi tangente. Come non cambiano le reazioni di sconcerto a livello internazionale. Stati Uniti e Comunità europea hanno espresso il loro disappunto attraverso il Segretario di Stato Anthony Blinken e Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
I deplore widespread detentions and disproportionate use of force against protesters and journalists in #Russia again today. People must be able to exercise their right to demonstrate without fear of repression. Russia needs to comply with its international commitments.
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 31, 2021
Il furor di popolo
Una cosa, in questi mesi, è cambiata: la partecipazione del popolo. Il fronte della protesta contro lo zar Putin si è fortemente allargato. Stavolta i cortei sono stati organizzati solo nelle città principali ma in ben 80. Le persone che appartengono a questo fronte sono più organizzate. Ora che Navalnyj, che è diventato un punto di riferimento per il dissenso contro Putin, è stato condannato (3 anni e 5 mesi di reclusione), il suo posto potrebbe essere preso dalla moglie Yulia, personaggio ugualmente stimato. Il fatto è che, con un apparato militare come quello russo e un leader come Putin, il popolo dovrà fare molta strada per arrivare a un cambiamento significativo. La comunità internazionale dovrà fare qualcosa di più che pubblicare post sui social. E a proposito di social network, è facile pensare che il prossimo obiettivo delle autorità russe saranno loro visto che sono un mezzo di sensibilizzazione molto usato dai dissidenti e un mezzo di conoscenza difficile da controllare di ciò che sta avvenendo davvero in Russia.
In copertina foto di Bogomolov.PL