“Non dobbiamo essere contro la guerra, dobbiamo lottare contro la guerra“. Dalla sua cella nella colonia di correzione IK-2 di Prokov, a pochi chilometri da Mosca, Aleksej Naval’nyj ha fatto sentire la sua voce. Lo ha fatto attraverso il suo portavoce Kira Yarmysh, su Twitter. Un messaggio chiaro per richiamare il popolo russo alla lotta oltre la paura. Naval’nyj ha, infatti, incitato il popolo russo alla rivolta contro Putin, artefice di questa guerra. Intanto la giornalista Marina Ovsyannikova è sotto processo per il suo intervento al Tg.
“Putin non è la Russia. E se in questo momento in Russia c’è qualcosa di cui si può essere orgogliosi più di ogni altra cosa, sono quelle 6.835 persone che sono state arrestate perché – senza alcuna chiamata – sono scese in piazza con i cartelli ‘No alla guerra’“
Un passaggio dal messaggio di Naval’nyj su Twitter
Naval’nyj in rivolta contro Putin
Naval’nyj sa cosa significa essere dissidente in Russia, sa cosa vuol dire andare contro Putin. La sua storia la conosciamo, il suo coraggio anche. Lui che ha pagato sulla sua pelle il prezzo della lotta contro il potere di Putin incita il suo popolo ad avere lo stesso coraggio. Lo incita a scendere in piazza alle 19 e alle 14 nei fine settimana; a riempire le strade delle città russe, tutti i giorni.
“Se, per porre fine alla guerra, dobbiamo riempire con noi stessi i centri di detenzione e le camionette della polizia, riempiremo con noi stessi i centri di detenzione e le camionette della polizia. Tutto ha un prezzo e ora, nella primavera del 2022, questo prezzo lo dobbiamo pagare noi.
Nessun altro.“
Un passaggio dal messaggio di Naval’nyj su Twitter
Il dissenso in Russia
Il movimento dissidente in Russia ha trovato, con l’inizio dell’aggressione all’Ucraina, un nuovo impulso. In queste settimane sono migliaia i russi scesi in piazza a protestare contro la guerra. 6.835 solo quelli arrestati, come ricordava Naval’nyj, tra tanti altri che sfilano per le strade consapevoli di rischiare torture, e ingiustizie di ogni sorta. E altri ancora che non fanno mancare il loro sostegno attraverso i social. Sono per lo più giovani in aperto contrasto con i loro genitori che in molti casi appoggiano Putin. Come Sofia Abramovich, figlia dell’oligarca Roman Abramovich, patron del Chelsea o come Maria Yumasheva, nipote dell’ex presidente russo Boris Eltsin. Il personaggio simbolo della protesta russa resta però lei, Yelena Osipova, 77 anni, artista e attivista, testimone delle atrocità consumate con la Seconda Guerra Mondiale.
Marina Ovsyannikova
In questa folta schiera trova posto Marina Ovsyannikova, la giornalista di Canale 1, la tv di stato, che durante la messa in onda del telegiornale ha fatto irruzione nello studio con un cartello di condanna della guerra. La Ovsyannikova ha spiegato la sua posizione in un messaggio postato sui social e per alcune ore non si sono più avute sue notizie. Ora sappiamo che è stata arrestata, interrogata per 14 ore e condannata a pagare una multa. Secondo l’ultima legge voluta da Putin, però, chi diffonde fake news, e la guerra in Ucraina è considerata tale, rischia fino a 15 anni di carcere. Oltre alla resistenza ucraina ce n’è un’altra non meno coraggiosa all’interno della grande madre Russia.