(Adnkronos) – Ben 23 paesi della Nato spenderanno più del 2% del Pil per la difesa. A febbraio erano 18. In totale, i 32 membri dell’Alleanza hanno alzato del 17,9% gli investimenti. Sono le cifre che Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, snocciola alla Casa Bianca, dove è stato ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. “Sono numeri positivi per l’Europa e per l’America”, dice il segretario generale, “soprattutto perchè gran parte di queste somme extra vengono spese qui negli Stati Uniti. Negli ultimi 2 anni, più di due terzi degli acquisti per la difesa europea hanno coinvolto aziende americane. Si tratta di contratti per oltre 140 miliardi con le aziende della difesa Usa”.
Dal 2006, i membri della Nato si sono impegnati a spendere almeno il 2% del loro Pil per la difesa, ma pochi hanno sistematicamente raggiunto l’obiettivo, per la frustrazione degli Stati Uniti. Il tema è stato evidenziato spesso da Donald Trump durante la sua presidenza. L’aggressione della Russia all’Ucraina, nel febbraio 2022, ha modificato radicalmente il quadro. Secondo i dati diffusi dalla Nato, nel 2022 i paesi che raggiungevano la soglia del 2% del Pil erano 7. Sono diventati 10 nel 2023 e ora sono 23. Le stime relative al 2024 collocano sotto la soglia del 2% Croazia (1,81%), Portogallo (1,55%), Italia (1,49%), Canada (1,37%), Belgio (1,3%), Lussmburgo (1,29%), Slovenia (1,29%) e Spagna (1,28%). Al top la Polonia (4,12%), seguita da Estonia (3,43%), Stati Uniti (3,38%), Lettonia (3,15%), Grecia (3,08%), Lituania (2,85%) e Finlandia (2,41%). L’ultimo paese tra i ‘promossi’ è la Slovacchia, al 2% tondo tondo.
Nel suo viaggio a Washington, in un’intervista alla Bbc, Stoltenberg punta il dito contro la Cina, che “ha cercato di tenere il piede in due scarpe” sostenendo lo sforzo bellico della Russia e cercando di mantenere relazioni con i paesi europei. “Non può durare a lungo”, dice il segretario generale della Nato, che fa riferimento a “colloqui in corso” sull’adozione i possibili sanzioni. La Cina “ha condiviso molte tecnologie, come componenti microelettronici, che sono fondamentali per la Russia per costruire missili, armi che vengono usate contro l’Ucraina. Ad un certo punto dovremmo considerare una forma di costo economico se la Cina non modifica il proprio atteggiamento”. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)