(Adnkronos) – Niente panettoni o pandori. In Cina, a Natale, si regalano mele, possibilmente con stampe colorate sopra e packages accattivanti. “Questo perché la notte della Vigilia, in cinese, è chiamata ‘Píngānyè’, letteralmente ‘Notte di Pace’, ed è molto simile alla parola ‘Píngānguŏ’, che significa mela”, racconta all’Adnkronos Momoka Banana, content creator italo-cinese che sui social racconta curiosità e tradizioni sul suo paese d’origine (e non solo).
“Da questa assonanza è nata una nuova tradizione. Ma la Cina non è un Paese cattolico, la percentuale dei cristiani è molto bassa e le usanze sono molto diverse. Soprattutto, il Natale è arrivato solo negli ultimi anni, un po’ come ha fatto Halloween in Italia”. Ad essere ripresi, racconta ancora Momoka, sono in particolar modo gli aspetti più ‘consumistici’ della festività, come gli addobbi o i regali.
“C’è questa tradizione di scambiarsi i regali e donarsi le mele. E’ un’usanza in voga soprattutto tra i più giovani, che si divertono a festeggiare il Natale con gli amici o in coppia. Le celebrazioni sono un po’ meno diffuse, invece, tra i più anziani, che rimangono legati alle tradizioni”, spiega. Del resto, racconta all’Adnkronos Marco Wong, presidente onorario di Associna e membro della comunità cinese di Prato, “la festa familiare per antonomasia, in Cina, è senza dubbio il Capodanno Lunare, dove tutti coloro che vivono fuori città fanno ritorno presso i loro paesi d’origine, per festeggiare con la famiglia.
Per quanto riguarda il Natale, ogni provincia ha le sue peculiarità”, spiega ancora Wong. “Del resto, a volte, si tende a dimenticare che la Cina è vasta quanto l’Europa e, per quanto ci sia una grande uniformità rimangono delle nette differenze, soprattutto su piatti tipici e usanze. In alcune province ad esempio, la notte della Vigilia è tradizione mangiare la frutta caramellata, che viene preparata in casa e disposta su uno spiedino di bambù.
La Cina, poi, è un Paese che sta subendo grandi cambiamenti, quindi chi può dire se altri aspetti del Natale prenderanno piede con il passare del tempo?”. Sicuramente, però, il panettone e il pandoro hanno avuto vita breve sugli scaffali dei supermercati cinesi. “Hanno provato ad esportarli, ed è possibile acquistarli in alcune grandi catene. Ma si tratta di prodotti di nicchia, poco conosciuti: purtroppo in questo senso l’Italia, in Cina, ha un soft power culturale minore rispetto a quello di altri Paesi, come gli Stati Uniti ad esempio”.
E per quanto riguarda i cinesi che vivono in Italia? La maggior parte, racconta Momoka, “sceglie di seguire le usanze del Paese d’adozione; la mia famiglia, ad esempio, gestisce un ristorante cinese a Roma, e il giorno della Vigilia si lavora mezza giornata. Si cena in casa e si festeggia tutti insieme”. Alcune famiglie, commenta Wong, scelgono di mischiare un po’ le tradizioni: “Si preparano i piatti tipici della cucina cinese e poi, per dessert, si mangia il panettone o il pandoro o anche il torrone.
C’è da dire che molti cinesi che vivono in Italia sono commercianti e ristoratori, per loro, il periodo delle feste, è spesso il sinonimo di un incremento del lavoro”.
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