Per evitare la tristezza di ogni Vigilia di Natale il Commissario Pastorelli si fa mettere, tra le proteste dell’isterica moglie, al turno di notte al Commissariato.
La notte scorre tranquilla, manca poco a mezzanotte e insolitamente poche chiamate per feriti da botti, si vede che stanno imparando la lezione o di soldi ve ne sono sempre meno per pensare di sprecarli in botte a muro e in bombe di Cavani.
Pastorelli si stiracchia annoiato, accende la radio, si collega con le volanti, tanto per ascoltare le ultime notizie e aspetta il rientro dell’ultima pattuglia.
Dopo dovrà redigere il verbale finale di fine turno e poi se ne tornerà a casa nella speranza che l’isterica signora Gilda Lojacono in Pastorelli sia andata già a dormire.
Il blaterare uniforme della radio delle volanti gli concilia il sonno e si affloscia sulla poltrona.
A un tratto acute urla provenienti dall’atrio lo fanno sobbalzare, è la voce stridula dell’agente scelto Pollio, è sempre lui che fa casino.
Pigramente Pastorelli scende le scale.
Nell’atrio, in manette, un gruppo di persone che urlano mentre Pollio cerca vanamente di tenerli a bada.
Pastorelli lancia un urlo: “Silenzio!”
Per miracolo tacciono tutti.
Pastorelli, si avvicina a Pollio: “Beh cosa è tutta questa canea?”
L’agente affannato e sudato: “Stavano litigando tra di loro, una vicina ha chiamato il 113, sono arrivato di volata, non ho capito nulla, li ho portati qui, prima che si ammazzassero”.
Pastorelli, insolitamente determinato: “Ora parlate con me e mi spiegate per filo e per segno tutto quello che è successo!”
E rivolto al più vecchio e più ridotto male del gruppo, con il viso pieno di lividi e un largo graffio sulla fronte: “Cominciamo da lei, venga su nel mio ufficio”, avviandosi per la stretta scala.
Il vecchio è magro, con il volto scavato, quasi una maschera, ha radi capelli grigi arruffati, gli occhi infossati scuri, luminosi ed espressivi suggeriscono stanchezza e delusione.
I due si scambiano un lungo sguardo, poi il vecchio: “Commissario, mi presento, mi chiamo Luca Cupiello, quelli sfrenati giù sono mio fratello Pasqualino, mia moglie Concetta, mio figlio Tommasino e mia figlia Ninuccia con il marito Niculino. Sì, gli stessi nomi della commedia di Eduardo. Commissà, dovete sapere che il Direttore s’ispirò a mio nonno Luca che faceva il pastoraro a via San Gregorio Armeno. E da allora, come una sorta di maledizione, i nomi di quei personaggi si perpetuano in famiglia.
Anche oggi noi abbiamo continuato il mestiere di famiglia, la ditta Famiglia Cupiello presepi per tutto il mondo. E stamattina è scoppiato un litigio in famiglia per sciocche questioni d’interesse, sapete accade in tutte le famiglie, una parola tira l’altra e si arriva dove non si deve arrivare . Ma credetemi, è tutto superato. Domani sarà Natale e, come ogni anno, ci riuniniamo, ci rinieiamo, insomma mangiamo insieme e sarà la pace. Tutto chiarito commissà? Ci faccia andare via.”
Pastorelli resta a bocca aperta, non sa cosa dire e mormora tra sé: “È strana la vita, la notte della Vigilia di Natale incontrare un Luca Cupiello.”
Un colpo di tosse interrompe le riflessioni di Pastorelli, è Pollio, sotto l’arco della porta con una espressione ghignante: “Commissà, altro che pastori e presepi in tutto il mondo. Bella l’idea, i pastori e i presepi sono imbottiti di cocaina. Hanno simulato il litigio per scappare via, sono proprio loro che hanno chiamato, hanno avuto una spiata che stavano per arrivare quelli della banda dei colombiani per farli fuori e nulla di più sicuro che farsi portare via dalla polizia: ma all’agente scelto Pollio non la si fa, ho spaccato tutti i pastori ed è uscita la polvere bianca. E ora tutti a Poggioreale. Buon Natale Commissà.
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine