È stata presentata DOT, la prima digital community di POLI.design, uno spazio dedicato a studenti, alumni, professori, partner istituzionali, aziende collaboratrici della società consortile che, insieme alla Scuola del Design del Politecnico di Milano e al Dipartimento di Design, forma il Sistema Design del Politecnico.
Interista alla POLI.design
Di DOT e non solo ne abbiamo parlato con Francesco Zurlo, Presidente di POLI.design. Una chiacchierata per capire al meglio questo nuovo progetto:
Iniziamo subito entrando nel merito della nostra intervista: cos’è DOT?
DOT sarà la più grande community digitale dedicata all’espressione dell’intera comunità di POLI.design – tra scambi, contributi, contaminazioni. La community darà la possibilità ai suoi membri di condividere i risultati culturali e discutere il proprio punto di vista sui cambiamenti del mondo del design, oltre che supportare lo sviluppo dei progetti.
Cosa vuol dire aver creato questo progetto?
Siamo molto orgogliosi di poter presentare questo progetto, nato e sviluppato durante un periodo molto complicato che però ci ha permesso di comprendere appieno il valore delle relazioni e le potenzialità del digitale. Attraverso DOT miriamo a rafforzare l’identità di POLI.design, andando oltre l’insegnamento e facendo della formazione un processo collaborativo che includa studenti, alumni, professori ma anche partner di POLI.design. A tutta la nostra community chiediamo di partecipare alla creazione di questo prezioso progetto che permetterà lo scambio di conoscenza e ispirazione.
Perché DOT?
È stato scelto il nome DOT, come “punto”, perché è da sempre un elemento centrale ed evidenziato del logo POLI.design. Un punto di incontro, di scambio. Un punto di riferimento per la comunità che sostiene e diffonde la cultura del design.
Mondo fisico e digitale: come possono convivere?
Viviamo un mondo in cui fisico e digitale non sono più ambienti distinti. Fanno parte di un’unica rete ampia, complessa e reticolare. E credo che, in questo ecosistema, sia fondamentale lavorare sui legami e le relazioni, per generare nuove forme di contatto che avvicinino le persone sia da un punto di vista professionale, sia accademico sia sociale. Specialmente in un momento come questo, in cui tutti, come persone, imprese e comunità, siamo chiamati a immaginare e dare forma a un altro mo(n)do. Siamo chiamati a sostenere modalità di collaborazione che generino impatti migliorativi per la nostra società e il sistema Paese. Ecco perché credo che oggi non basti più lavorare sulle piattaforme e sulle infrastrutture digitali.