Dopo che negli ultimi decenni la sua popolazione si è notevolmente ridotta, la cittadina di Naro (AG) conta oggi appena 7.500 abitanti, ma sembra proprio che abbia voglia di rinascere
Naro si trova in cima a una collina, nel mezzo della Sicilia, a circa un’ora di macchina a nord di Agrigento.
Naro e il terremoto del Belice
Nell’odore del diesel diffuso dalle automobili che si inerpicano sulle sue ripide strade, i palazzi di Naro sono punteggiati da cartelli con scritto “Vendesi”. I danni del terremoto del Belice del 1963 sono ancora ben visibili, con chiese e palazzi del borgo antico ancora avvolti da impalcature arrugginite.
Dopo il terremoto è iniziato un lento ma costante esodo. In particolare, sono i giovani ad andarsene, non appena raggiungono l’età per farlo, trasferendosi in città dove possono trovare migliori opportunità di studio, lavoro e offerta culturale.
Qui si trovano ben tre centri di accoglienza, ciascuno con una ventina di ospiti: uno per gli adulti, uno per i minorenni maschi e uno per le ragazze.
Secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (gennaio 2019) in Italia risiedono circa 9.000 minorenni migranti non accompagnati. Un terzo di essi si trovano oggi in centri di accoglienza sparsi in tutta la Sicilia. L’85% ha un’età compresa tra 16 e 17 anni.
Naro e imprenditorialità giovanile
Cosa si può fare in un posto così piccolo e isolato?
«Ero triste quando ho capito che qui non c’era molto da fare» ci racconta Omar, 17 anni, arrivato dalSenegal nell’agosto 2018. «Non era quello che mi aspettavo.»
Per offrire delle opportunità ai suoi nuovi giovani residenti, l’UNICEF e il suo partner Junior Achievement (JA) Italia hanno deciso nell’ottobre 2018 di sperimentare a Naro – così come nei comuni più grandi diPalermo e Catania – UPSHIFT.
UPSHIFT è un programma di innovazione sociale che consiste in lezioni settimanali, finalizzate a offrire aiminorenni migranti non accompagnati la possibilità di sviluppare competenze imprenditoriali e per una migliore integrazione nella comunità ospitante.
Le lezioni coinvolgono sia minorenni migranti che i loro coetanei italiani, creando uno spazio che consente loro la riflessione e lo scambio di idee su come migliorare le comunità in cui vivono, a partire dalle sfide di tutti i giorni.
Nei prossimi mesi gli studenti tradurranno le loro idee in progetti innovativi, che avranno un impatto sulla vita quotidiana.
A Palermo il programma UPSHIFT è ormai ben radicato. Ragazzi migranti e italiani sono rapidamente diventati amici. I loro progetti di imprenditorialità giovanile sono stati presentati in un “Demo day” nello scorso dicembre, insieme a quelli elaborati a Catania e, appunto, a Naro.
Omar è ottimista: «A tutti i ragazzi piacciono le stesse cose. Ci piace il calcio, ad esempio. Oppure andare al cinema, cucinare, viaggiare.» Come per chiunque altro, anche a loro serve un po’ di tempo per costruire una vera amicizia.
Oggi all’incontro di UPSHIFT la lezione la tiene Carmelo Roccaro, proprietario di “Ginger – People & Food”, un ristorante di Agrigento. I suoi chef propongono una cucina “fusion” siculo-senegalese e il ristorante ha dato lavoro a diversi migranti.
Carmelo spiega come spesso le persone interpretino il concetto di “integrazione sociale” come una cultura che ne assorbe un’altra mentre, in realtà, si tratta di uno scambio attivo tra culture. I ragazzi ascoltano con interesse.
Naro e la speranza per il futuro
Questi adolescenti arrivati senza familiari al seguito sono semplicemente felici di stare in Italia, in un posto dove hanno trovato pace e sicurezza.
Magari Naro non è un posto dove c’è una grande “movida”, ma si rendono conto che qui potrebbero avere un ruolo nel futuro sviluppo della città.
«Qui, dove c’è serenità, io potrei vivere» dice Omar. «La mia speranza è che con l’aiuto dell’UNICEF e del programma [UPSHIFT] si apriranno nuove opportunità per Naro e che questo paese diventerà ancora più vivo.»