Alla fine anche Napoli ha intitolato una piazza alla memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non è una piazza a caso ma quella antistante il nuovo tribunale presso il Centro Direzionale. Quella che era prima piazza Cenni ora è piazza Falcone e Borsellino. Un omaggio che giunge in un momento particolare di tensione per la città che combatte la sua quotidianità nella contrapposizione con la malavita organizzata, organizzazione a combattere cui i due giudici siciliani dedicarono la vita fino al tragico loro assassinio
Nei giorni in cui Napoli ha pianto l’ennesima vittima innocente della camorra, in un gioco di simbologie sicuramente involontarie, la piazza dove sorge il Tribunale del capoluogo partenopeo, un tempo piazza Cenni, viene intitolata a due simboli della lotta alle mafie, infatti, è stata intitolata alla memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Alla cerimonia erano presenti il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, il prefetto Andrea De Martino, il presidente della Corte di appello di Napoli, Antonio Buonajuto, rappresentanti della Fondazione Polis, del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Napoli, dell’associazione “Vittime innocenti della criminalita’” e Tano Grasso, consulente del Comune di Napoli sulle strategie di lotta al racket e all’usura. Come per tutte le commemorazioni ed inaugurazioni si sono sprecrati i discorsi ufficiali delle autorità presenti. “Siamo tutti figli di Falcone e Borsellino”, ha detto Grasso, “l’antimafia che si combatte oggi nasce in quegli anni del pool antimafia. Falcone e Borsellino non sono stati solo due uomini coraggiosi, ma due magistrati geniali che hanno costruito per la prima volta nella storia una strategia di lotta alla mafia. Questo era un atto dovuto, un omaggio che la città doveva fare ma, proprio per il momento in cui giunge, deve anche stagliarsi alto per la simbologia di una città che non vuole e non può arrendersi alle logiche delle oganizzazioni malavitose. Napoli è una città viva e, con le istituzioni in primis, deve rialzare la testa per non rimanere schiacciata sotto il peso di una cappa insopportabile, e che si chiami camorra, mafia o ndrangheta non fa alcuna differenza