Mai toccare Maradona a un napoletano. Perdonate se iniziamo questo pezzo attingendo alla parlata quotidiana partenopea abdicando, così, a un linguaggio più consono al giornalismo ma la questione è seria. Quante polemiche sono piovute su Corrado Augias per la sua puntata del programma “Città segrete” dedicata a Napoli. Il comico Francesco Paolantoni gli ha anche dedicato un breve video che, siamo sicuri, avrà inaugurato un nuovo tormentone: Augià. Lo scrittore Maurizio De Giovanni, intervistato sull’argomento, ha parlato, invece, di superficialità senza nessun intento offensivo ed è da queste parole che vogliamo partire per il nostro ragionamento.
A spasso nella storia
Parlare di Napoli non è semplice: la sua storia dagli albori in epoca greco-romana a seguire, con le dominazioni angioina, borbonica, la parentesi francese, la rivoluzione del Novantanove non può essere racchiusa in una sola puntata. Così, se non si può parlare della storia di Napoli in due ore, bisogna scegliersi alcune delle sue tante storie. Questa è per l’appunto l’operazione fatta da Augias nel suo programma. Ha scelto storie (che, ci perdoni, non hanno nulla di segreto) come quella del principe di Sansevero, personaggi come Artemisia Gentileschi, Maradona, Eduardo. Ha raccontato luoghi simbolo della città dal teatro San Carlo al cimitero delle Fontanelle. Ha ricordato la città in alcuni momenti drammatici quali sono stati i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e il terremoto del 1980.
Le grande gabbia
In questa narrazione, che ha balzato in modo assolutamente personale lungo la storia della città del sole e del mare, non è mancato, ahinoi, il riferimento alla camorra. Che Raffaele Cutolo abbia avuto un ruolo importante nella città negli anni Ottanta, soprattutto nella ricostruzione post terremoto, è noto com’è noto il suo coinvolgimento nella trattativa stato-mafia per la liberazione dell’assessore Cirillo. Ribadiamo: nulla di segreto. Che lo si scelga come personaggio caratteristico della città, fa male. Fa male perché sa di stereotipo e lo stereotipo è la maledizione che stende su Napoli. Nei tempi andati era il tris malefico pizza, spaghetti e mandolino, oggi è Gomorra e rifiuti. Tutto su Napoli ha la capacità di trasformarsi in stereotipo, tanto che parlare di stereotipo per Napoli è esso stesso uno stereotipo. La sua realtà è così complessa che spiegarla nella sua interezza è impossibile.
Augias: le polemiche sulla puntata del suo programma su Napoli
Stesso discorso vale anche per Diego Maradona. Il rapporto viscerale con la città, i problemi di droga, sono parti di una situazione più complessa o forse no. Forse su di lui bisognerebbe avere il coraggio di raccontare la verità invece di continuare a inquadrarlo nel binomio genio e sregolatezza. Finché non si dirà il vero sui suoi “problemi col fisco”, per esempio, sarebbe opportuno ricordare semplicemente il suo talento, la sua sensibilità. Eh sì, mai toccare Maradona a un napoletano.
In copertina foto di Enzo Abramo da Pixabay