Napoli sarebbe il terzo mondo d’Europa a detta di Le Figaro, che fa il paio con Le Monde che già non era stato tenero con Venezia del resto non più di un mesetto fa. Ovviamente non l’ha presa bene Napoli intesa come città e popolo e tanto meno la cosiddetta intellighenzia partenopea che ha risposto subito per le rime ai francesi.
Da Paolo Sorrentino a Toni Servillo, da Maurizio de Giovanni al neo sindaco Gaetano Manfredi la levata di scudi è stata unanime facendosi promotori del sentire comune che esigeva una risposta giustamente piccata ad un affermazione che, in verità, non ha bisogno di essere recepita da grandi menti per capire che è grossolana e generalizzante.
Ecco che c’è chi ha ritirato fuori l’orgoglio partenopeo nell’arte, nella scrittura, nella pittura, in tutte le arti si può dire. Altri hanno proposto excursus storici particolareggiati. Altri ancora hanno inanellato analisi sociologiche ed elencato tutti i soprusi ricevuti dalla città. finanche gli scudetti calcistici finiti altrove per demeriti non sportivi.
Napoli terzo mondo d’Europa si difende
Insomma, Napoli si assolve, anzi si autoassolve e rincara la dose rispondendo tu per tu ai francesi tacciati di essere sempre gli stessi con la loro caratteristica puzza sotto il naso e la loro aria snob dandosi arie e credendosi chissà chi e chissà che. Tutto giusto ed emotivamente giustificato ma quell’affermazione Le Figaro la fa a conclusione di un’inchiesta giornalistica.
Quella inchiesta ha portato la giornalista autrice a scorrazzare da est a ovest della città e dalle periferie al centro. In nessun rigo di quanto, opinabilmente ha scritto, lei nega la bellezza o la storia o anche l’inventiva napoletana ma magari mette in evidenza storture e discrasie che – da napoletani – fingiamo di non vedere quando vogliamo essere oggettivi.
Ovviamente il colore dell’inchiesta è ancora più discutibile della forma e del contenuto della stessa, vivaddio, ma ciò che la giornalista francese ha visto e raccontato non è falso. Questo il punto della situazione: al di là delle bellezze architettoniche, storiche, artistiche Napoli come città – intesa nell’accezione moderna del termine – è da brividi veri non certo positivi.
Napoli terzo mondo d’Europa l’inchiesta
“Mentre tutte le città d’Europa si trasformano, Napoli resta arroccata ai suoi cliché, che sono anche il suo fascino”
Vogliamo smentire? Vogliamo dire, sinceramente, che non è così? Da napoletani possiamo affermare che in termini di strutture, infrastrutture e servizi la nostra sia una città moderna o all’avanguardia? L’idea di crogiolarsi nel passato ma senza renderlo fruibile e fonte di ricchezza vera per la città non è mai passata per la mente a nessuno? Farneticazioni francesi?
Enzo d’Errico – Drettore del ‘Corriere del Mezzogiorno’
“Una povertà dei servizi che ha innanzi tutto penalizzato gli indigenti, che non possono permettersi di ricorrere a servizi privati”.
Come ribattere?
Quando, sempre nel servizio, si dice testualmente che Napoli oggi è una città “fatiscente e soffocata dai suoi debiti, in attesa del suo salvatore” alludendo più o meno esplicitamente a quello che dovrebbe essere il nuovo sindaco si sta raccontando un’altra fandonia?
Comprendiamo benissimo, come già, detto che sentirsele dire – ed anche senza alcun savoir fare – queste cose fa molto male ma non sarebbe il caso di chiedersi come cercare di uscire fuori da questi che sono -senza dubbio – cliché anche se basati su dati reali?
Possibile che non si può pensare di risollevare questa città se non pensando a quel turismo becero dei baretti di cui è stata inondato il centro antico da dieci anni a questa parte? Possibile che non si può pensare ad un futuro diverso per Napoli? Non si può pensare di coalizzare e porre verso obiettivi reali, economici e di sviluppo la tanta intelligenza e voglia di fare?
Napoli: anche cose buone però
Attenzione, poi, che la stessa vituperata inchiesta, sebbene ci definisca Terzo Mondo d’Europa però riconosce che ci sono vere eccellenze in città riferendosi in primis a a San Giovanni a Teduccio:
“ dove Apple ha creato nel 2016 un centro europeo di formazione per sviluppatori di app, l’Apple Academy al quale si sono aggregate altre nove aziende tecnologiche. (…) Un polo dal quale in totale un migliaio di giovani escono ogni anno”.
Un sito che il Direttore Scientifico Giorgio Ventre non si esime dal definire: “…una piccola Silicon Valley, la terza per il numero di star up create”. Viene poi citata la Tecno: “Alla Riviera di Chiaia vista mare c’è una società per il monitoraggio a distanza dell’impatto ambientale dei grandi siti”.
Concludendo
Certo poi si ritorna ai cliché soliti e si definisce Scampia la terra di Gomorra, con una superficialità unica ed impareggiabile, ma tant’è. Forse, prima ancora che ribattere piccati dovremmo tutti rimboccarci le maniche a partire dal neo sindaco che ha davanti una sfida immane: riqualificare la città nella sua totalità non solo nelle vie cartolina.
Napoli non merita di essere mortificata così, ma non dai francesi di turno da noi tutti.