Un accoltellamento sotto Porta Capuana nella notte tra il 28 e il 29 maggio: operare nel difficile quartiere continua ad essere motivo di sfida per Carlo Rendano Association che lì gestisce da otto anni il Lanificio 25, sfida che si è precisata con l’articolato progetto I Love Porta Capuana: operare come insula/nodo pulsante del quartiere per costruirne una vera e propria rigenerazione urbana, sociale ed economica. Il progetto si articola su percorsi di valorizzazione turistica e gastronomica, con le iniziative svolte Nomicosecittà e Food and Art grazie alla collaborazione dell’associazione di architetti Aste e Nodi, e sulla realizzazione di uno studio di Psicologia di comunità condotto da docenti e circa 200 studenti della Facoltà di Psicologia della Federico II volto a recuperare la memoria storica e collettiva di un quartiere allo scopo di indirizzarne uno sviluppo non astratto ma basato sulla sua funzione secolare di area di scambio e cerniera tra interno ed esterno vista la vicinanza dell’antica porta cittadina. Il cammino è intrapreso anche se ancora lungo perché, come abbiamo avuto modo di scoprire durante la presentazione delle prime due fasi dello studio, organizzata con un evento giovedì 29 maggio presso il Lanificio, in questa zona/ghetto per stranieri e napoletani residenti, tutti gli altri sono “ospiti” o “estranei”.
La sfida quindi è quella della cooperazione organica e, come detto, ha uno dei suoi pilastri nella valorizzazione delle ricchezze artistiche. Vedremo come sarà raccolta dalla nuova realtà di Made in Cloister degli imprenditori De Blasio, proprietari del chiostro piccolo del monastero e concessionari dalla Regione degli spazi contermini, che il prossimo 31 maggio mostreranno ai cittadini l’avanzamento dei lavori. Il presidente della CRA, Franco Rendano, si augura che i propri vicini riescano a portare a termine l’opera pur «essendo in tanti e con uno spazio tanto grande che non è facile riempire» e forse per questo alla nostra domanda se avesse in passato progettato di espandersi proprio in quegli spazi ci risponde «Sono stato io a proporre loro quello spazio» mentre l’associazione ne occupa già tre nel complesso, cioè il Lanificio 25, una residenza per artisti e uno spazio – sarà inaugurato definitivamente entro l’anno dopo le prime aperture nello scorso Maggio dei Monumenti – che ospita una «bellissima vasca sotterranea» d’epoca greco romana, probabilmente una cisterna per l’approvvigionamento idrico come ve ne sono altre lungo via Carbonara, da cui deriva alla zona l’appellativo di Formello dal latino forma ossia condotto d’acqua.
Fu annunciato l’anno scorso, durante un incontro svoltosi proprio al Lanificio, il restauro della cisterna che sarebbe stato finanziato dalla stessa associazione e proprio in quell’occasione il soprintendente per il P.S.A.E. e per il Polo Museale di Napoli, Fabrizio Vona, dichiarò che «la Regione spende solo il 4% dei fondi europei» e che essendo la soprintendenza priva di soldi «possiamo sostenere solo moralmente i progetti di cittadini e associazioni per valorizzare monumenti e chiese, attività verso le quali spesso Comune e Regione non mostrano interesse».
Tradotto: ben venga l’iniziativa dei cittadini, se autofinanziata.
Alla luce di ciò l’esempio di Made in Cloister quale progetto partito attraverso il crowdfunding funge forse da modello e stimolo per lo sviluppo del proprio personale progetto: «nel 2011 il nuovo assessore comunale di Nocera, bloccando il modesto coofinanziamento concesso dal suo predecessore, fu responsabile della perdita di 180 mila euro di fondi europei a noi assegnati che ritornarono poi all’Unione Europea» e nonostante la collaborazione non si sia interrotta, perché come ancora ci racconta Franco Rendano «fui promotore dell’apertura dell’infopoint turistico in piazza De Nicola (marzo 2012 ndr) poiché inaugurammo l’apertura della Porta Bassa di Castel Capuano mentre adesso quasi non si capisce più a cosa serva quell’infopoint, sembra un acquafrescaio», di certo la strada intrapresa adesso è un’altra e a finanziare I Love Porta Capuana i fondi provengono da donazioni private e soprattutto dalla Fondazione Banco Napoli, da Metropolitana srl e dalla Farmacia de Tommasis.
Per quanto riguarda invece l’altra direttrice del progetto chiamata Psychology Love Porta Capuana e che con gli strumenti della psicologia di comunità lavora sul tessuto sociale e sul rapporto che la comunità ha, ha avuto e avrà nel tempo con lo spazio in cui vive e quindi anche sul modo di costruirsi comunità, sta emergendo una verità con cui sarà arduo ma non impossibile fare i conti: forte legame con un passato dei ricordi lontano e mitico, incapacità di pensare e costruire un futuro di miglioramento per il proprio quartiere, isolamento e senso di abbandono delle istituzioni.
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