Intervista a Carlo Aveta (Pdl):
«la Carfagna ci aiuterà , il Vesuvio lo teniamo d’occhio»
Carlo Aveta, giovane commercialista classe 1979, è consigliere comunale d’opposizione a Portici nelle fila del Pdl. Arrivato al quarto mandato nell’amministrazione del suo paese, Aveta si presenta alle prossime regionali campane.
Aveta, la lunga esperienza al consiglio comunale di Portici quale bagaglio le lascia?
Mi lascia una grandissima competenza circa le questione di politica territoriale. A differenza di molte persone che, provenendo magari dal mondo dello spettacolo, si ritrovano nelle competizioni elettorali per una mera questione di visibilità come dei veri e propri “improvvisati”, io in questo mondo ci sono dentro da quando avevo venti anni, e mi posso considerare un politico.
A tal proposito, cosa ne pensa della presenza della Carfagna come capolista per il Pdl?
In questo caso la situazione è diversissima. La Carfagna arriva in Campania forte dell’ottimo lavoro che sta svolgendo come ministro delle Pari Opportunità .
Una personalità di questo spessore è un bene per la lista, o rischia di gettare ombra sui candidati “comuni”, mi perdoni il termine?
La Carfagna sarà sicuramente una risorsa per tutti. Sono sicuro che farà bene per i suoi meriti, e che con i suoi voti trascinerà l’intera lista. Su questo non ho dubbi: grazie a lei siamo più forti.
Nell’ambito del magazine www.cinquecolonne.it, ci siamo occupati del rischio Vesuvio. Lei, che è espressione di un popoloso paese in piena zona rossa, ci può spiegare perché l’argomento non è nell’attualità del dibattito politico?
Per quanto riguarda la mia esperienza, vi posso assicurare che a Portici il problema è molto sentito, anche se l’attuale amministrazione Cuomo (sindaco di Portici a capo di una giunta a maggioranza centro-sinistra, ndr.) a mio avviso non sta operando in maniera efficiente.
Travalicando i confini comunali, e portando il discorso a livello regionale, qual è la direzione da seguire?
La direzione è quella già intrapresa, ovvero quella del potenziamento delle vie di fuga e della decongestione demografica dell’area. Sono, però, da cambiare i metodi rispetto alle precedenti amministrazioni. Si può dire, ad esempio, che l’esperienza del “contributo casa” promosso dalla regione è stata fallimentare. Per anni si sono sovvenzionati quei cittadini della zona rossa che intendevano trasferirsi in altri comuni, a patto che le unità abitative venissero riconvertite a nuovi scopi. Invece è successo che chi era disposto ad andare a vivere altrove ha ricevuto venti o trentamila euro di contributi, mentre la casa nella quale alloggiava veniva tranquillamente rivenduta o riaffittata, con dispendio della cosa pubblica e nessun vantaggio materiale. Col paradosso che, una volta trascorsi i cinque anni di obbligo di residenza al di fuori della zona rossa imposto dalla legge regionale ai beneficiari del finanziamento, molti degli “esuli” del piano casa hanno fatto poi ritorno nei comuni di origine. Credo su questa questione ci siano gli estremi perché un giorno intervenga la Corte dei Conti.
Roberto Procaccini