La città della crisi rifiuti ha la ‘Tarsu’ più cara d’Italia. In arrivo migliaia di bollette, la prima rata da saldare a fine ottobre. Importi fino a 1400 euro, monta la protesta
In questi giorni si stanno recapitando ai napoletani i nuovi avvisi di pagamento della tassa sui rifiuti solidi urbani. Gli importi medi? Cinquecento, seicento, anche millequattrocento euro. Un salasso ! Gli aumenti fino al 60% in più rispetto allo scorso anno. Facciamo un po’ di conti e raffronti: per un appartamento di 100 metri quadrati si pagavano fino allo scorso anno 2.46 euro al metro quadro. Cioé 246 euro l’anno di Tarsu. Le nuove tabelle, riportate nel bilancio firmato dall’assessore Realfonzo e votato all’unanimità , prevedono un aumento di 1,48 euro al metro quadrato, la tassa si gonfia (anche se il bollettino è suddiviso in quattro rate) di ben 148 euro. L’aumento si sa è stato generato dal fatto che il governo, avendo risolto (!!??)l’emergenza rifiuti in Campania, ha dato attuazione al decreto Prodi che prevede la copertura del cento per cento del costo di spazzamento e smaltimento dei rifiuti in due anni. Come pure aveva chiesto da più parti in consiglio comunale. A conti fatti, per 100 metri quadrati si pagheranno complessivamente (euro più euro meno) 394 euro di Tarsu. La prima rata entro il 30 ottobre, poi di due mesi in due mesi le altre tre tranche. L’aumento riguarda non solo i privati cittadini, ma anche i titolari di pubblici esercizi, i musei, le chiese, le autorimesse, i saloni di bellezza, i ristoranti, le trattorie, le rosticcerie, le osterie, le pizzerie, le gelaterie (chissà perchè) sentiranno maggiormente la mazzata poiché, sempre con una percentuale di aumento del 60 per cento, l’incremento è di addirittura 7.27 euro al metro quadrato e dal momento che il punto di partenza, 12.06 euro, era già il più alto tra tutte le categorie. Una cifra totale, quindi, di 19.33 euro al metro quadrato. Cosa succede nel resto d’Italia? Nelle più ricche Milano, Torino e Roma, dove i Comuni già si fanno carico del cento per cento del costo di smaltimento, (e dove la differenziata funziona più o meno bene), per 100 metri quadrati si pagano rispettivamente 262, 228 e 286 euro. Naturalemente monta, giorno per giorno, il malcontento a Napoli; città dove, nel volgere di pochi mesi, è stato approvato un aumento del sessanta per cento sulla Tarsu,non funziona la differenziata e ormai si ritorna a inciampare nei cumuli di rifiuti non prelevati da cassonetti e strade. L’aumento era stato annunciato negli scorsi mesi, ma ritrovarsi la bolletta in mano è tutt’altra storia. La Tarsu è tassa, non tariffa, quindi si paga tutti con un aumento indiscriminato, non conta nulla se si abita in una zona di pregio, se si vive soli o con dodidici familiari che consumano.
Ma come si è arrivati a cifre così alte? I conti perennemente in rosso del comune hanno fatto inserire nello scorso bilancio di previsione (2008) una valutazione in 104,5 milioni di euro la spesa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; stavolta si deve arrivare a 174,5 milioni, con un incremento netto di 65,7 milioni da suddividere per i napoletani proprietari di casa, il che significa appunto un aumento del 60 per cento. Questo sarà finchè la Tarsu rimarrà tassa e non passerà a tariffa, cosa che permetterebbe ben altri calcoli in base ai valori catastali e ai reali occupanti di una casa. Ora l’aumento è indifferenziato: i poveri pagheranno quanto i ricchi, a poco varrà il fondo da 2 milioni e mezzo di euro previsto dal Comune per vitare il pagamento della Tarsu ai meno abbienti.