Il fato, la sfortuna, nulla c’entrano però
Spesso pare che i problemi, le “disgrazieâ€, come dice un detto popolare, si susseguano uno dopo l’altro con sadica coscienza. Così pare accadere in questi giorni anche alla città di napoli, fra chiese, strade e ville chiuse per aver superato quella soglia di degrado oltre cui è inaccettabile arrivare. In realtà è assai evidente come il fato, la sfortuna, in tal caso nulla c’entrino. Anni di disinteresse, di dimenticanze ed incompetenze, oggi si ripercuotono contemporaneamente sulla città e lo fanno nella maniera più plateale, la sola capace di suscitare l’interesse della stampa e degli stessi cittadini. Se ieri la chiesa del monastero di Santa Chiara era stata chiusa al pubblico per il pessimo stato in cui versa la zona, per la sporcizia, l’indifferenza ed il vandalismo con cui deve abitualmente combattere , oggi tocca ad una intera strada del centro storico. Un intero tratto di via dei Tribunali è oggi transennato per il pericolo di crolli dopo che, nella notte, la chiesa dell’ex ospedale della pace ha cominciato a perdere pezzi. Anche alla villa comunale, polmone napoletano invero assai asfittico, tocca di essere protagonista, in questi giorni, dell’interessamento di un noto giornale, interessamento per lo stato di degrado in cui versa. Certamente non uno “scoop†per i tanti napoletani che oramai da anni si sono privati dei giardini a causa dei cumuli marcescenti di immondizia, della microcriminalità e della mancanza di servizi. In questa mappa nera del declino rientra anche il punto di arrivo di molti pendolari della provincia, porta nolana e porta capuana che, come denunciato in questi giorni dall’associazione “No Commentâ€, sono oramai terre di nessuno, vespasiani per drogati ed ubriaconi, mercato di spaccio e prostituzione, pattumiere di una città lasciata a se stessa. Ora, se in questi caldi giorni estivi si sta facendo un gran parlare del diffuso stato di decadenza, di questa desertificazione della civiltà in talune zone della città , non è certo per la recente genesi di tali fenomeni ma piuttosto perchè, come da abitudine italiana, si è aspettato di giungere a quel fatidico stato di emergenza che sprona gli animi. La domanda da porsi è dunque se, per intervenire, per riprendersi una parte della città , anche importante dal punto di vista culturale e turistico, sia necessario giungere all’emergenza, se l’intervento d’urgenza sia la sola soluzione praticabile piuttosto che la normale e duratura cura del territorio. Problema questo soprattutto della cittadinanza, della poca affezione e partecipazione alla città oltre, ovviamente, che delle istituzioni. Nel frattempo qualcosa si muove. Una volante mandata a presidiare la zona di Santa Chiara ha convinto i monaci a riaprire le navate gotiche. Mentre in villa, ieri, il vicesindaco Sodano ha compiuto un sopralluogo per constatare la situazione, promettendo, con un “cambio tutto†perentorio, di restituire alla villa una nuova vita ed ai napoletani la sua fruibilità .
Andrea Caprioli