È solo di qualche giorno fa la presentazione dei dati (tanto contestati) sulla dispersione scolastica a Napoli e non solo. Eppure, se da un lato si presentano statistiche di ripopolamento delle classi in realtà la situazione della scuola qui non è assolutamente fra le più lineari. Se da un lato della città e della provincia si cerca in ogni modo di rimettersi in carreggiata recuperando platea c’è chi invece la platea ce l’ha ma non riesce ad ingranare la marcia giusta.
Istituto comprensivo intitolato a quel genio tutto napoletano di Raffaele Viviani sito in Via Manzoni a Napoli, dunque non certo una zona disagiata della città né periferica. A tutt’oggi la scuola non si può certo dire che lavori a pieno regime e neanche che si sia superata quella fase d’inizio di ogni anno scolastico fatto di tribolazioni, cattedre vacanti e supplenze
Siamo a un mese esatto dal fatidico inizio del 10 settembre con orario 8-11. Tre ore che poi sono diventate quattro per la scuola primaria. Motivo? Mancanza di personale.
L’istituto comprensivo Raffaele Viviani
Teniamo conto che la scuola per la primaria ha due plessi: uno centrale a via Manzoni con due sezioni a e b , una a tempo prolungato quaranta ore settimanali (che ne fa trentasette) ed un plesso succursale in via Orazio, sempre con due sezioni a tempo ridotto. Alcune classi sono di dieci bambini, una finanche di otto.
Questa la descrizione oggettiva della situazione che ci hanno esposto diversi genitori dei bambini iscritti che più volte hanno chiesto lumi sul prosieguo delle attività scolastiche curriculari ma che non hanno avuto mai alcuna risposta da chi preposto istituzionalmente a farlo. Varie Pec sono state inviate ma tutte senza risposta. Noi siamo stati parimenti sfortunati.
Cosa chiedono questi signori genitori di così assurdo da non avere nemmeno un cenno di risposta? Avere un orario decoroso, iniziare al più presto la refezione e avere le quaranta ore settimanali; magari recuperare anche le ore perse laddove fosse possibile.
Dunque, come accennavamo, siamo di fronte al paradosso che si fanno conferenze stampa per illustrare fantasmagorici, dati tutt’altro che univoci e scevri da interpretazioni, su come siamo stati bravi a recuperare alla scuola decine, centinaia, migliaia di alunni e dall’altro, però, chi una scuola ce l’ha non riesce a frequentarla per motivi organizzativi dell’istituzione scolastica.
Napoli scuola, eccezione?
Sarebbe facilissimo intessere tutto il discorso più populista del mondo ma non c’interessa proprio noi vorremmo sollecitare risposte a quelle famiglie che intorno alla scuola fondano la propria vita quotidiana. Fare quaranta ore o non farle non è la stessa cosa, specie per chi lavora in due in famiglia.
Dando per giusta, e siamo sicuri lo sia altrimenti non si spiega il perchè dare questo tipo di risposta, l’accezione che tutto dipende da difficoltà di personale viene da chiedersi perchè due sedi? Perché classi così esigue? Perché non pensare all’accorpamento in un unico plesso vista la carenza di personale?
Ancora, le motivazioni di questa mancanza di personale a cosa si riconducono? Sono state espletate tutte le procedure nei tempi burocratici giusti?
Noi siamo sicuri che una spiegazione c’è ma se l’istituzione non comunica almeno il minimo sindacale come si può pensare, magari, di chiedere sacrifici alle famiglie se non si rende noto loro la natura del problema? Senza fare scaricabarile, sappiamo tutti che viviamo tempi duri ma chi è nella stessa barca dovrebbe collaborare e a maggior ragione in una scuola dove dirigenti, corpo docente, personale amministrativo, alunni e famiglie dovrebbero essere accomunate da interesse comune.
Cartina di tornasole?
Questo nostro pezzo non è una denunzia è un’esortazione a tutti gli attori a stringersi spalla a spalla – in primis alle istituzioni scolastiche – per trovare soluzioni alle problematiche. Buona volontà, buon senso, capacità di adattarsi alle situazioni in evoluzione sono qualità che siamo sicuri non mancano.
Facciamo uno sforzo tutti insieme, la scuola è di tutti alla fine è l’istituzione cardine dove i bambini, i ragazzi, si formano e studiano per diventare le forze sociali del domani non li priviamo di quest’opportunità che tutti dobbiamo avere come diritto fondamentale: il diritto all’istruzione.
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