Duemila residenti e più di 300 disabili in balia di un certificato antimafia. Perché la ditta incaricata di mettere in sicurezza e rifare il manto stradale di via Ponti Rossi, è stata bloccata da un’ interdittiva prefettizia. E all’appello per completare i lavori, manca da due anni, l’ ultimo chilometro prima di arrivare a piazza Grande. Il blocco avviene proprio in prossimità del Centro Minerva che accoglie disabili gravi per i quali è necessaria la presenza di un accompagnatore. Senza contare il fatto che i marciapiedi previsti, non sono stati mai realizzati.
«Alle fermate del pullman- dichiara un residente- siamo costretti ad aspettare all’interno della carreggiata». Malumori, disagi mentre non si conosce quanto residua dei fondi europei 2007/2013, dal valore complessivo di 12, 3 milioni, con cui sono stati finanziati, oltre ai ponti rossi, più assi viari della città. C’è il rischio che le cifre programmate siano state già tutte spese e che per completare l’ arteria di Capodimonte, siano rimaste solo poche briciole. Motivo per cui in sospeso, c’è anche la delibera comunale che dovrebbe apportare delle varianti per completare il progetto. Senza considerare il ruolo della Soprintendenza che dovrebbe dare il suo ok, giacché la strada va riasfaltata con cubetti di porfido, essendo storica. Ma sulla riqualificazione di via Ponti Rossi ha interferito anche un piano urbanistico attuativo (Pua) di iniziativa privata per la costruzione di 200 alloggi all’altezza del civico 20. Proprio da dove ha inizio il tratto di strada non completato.
Nel 2010 la si dà inizio ai lavori. Un anno dopo, il 2 febbraio 2011, si aprono anche i cantieri per la messa in sicurezza e rete stradale di via ponti rossi finanziati dall’ Europa che sarebbero dovuti terminare il 25 agosto dello stesso anno. Per evitare di costruire e smantellare poi di nuovo il manto stradale, si redige un cronoprogramma che favorisca la costruzione dell’impianto fognario degli alloggi previsti dal Pua e un suo allacciamento, agli altri impianti posti sulla strada in manutenzione. Ma qualcosa va storto. Tre anni dopo, il 10 maggio 2013 parte una relazione della direzione centrale infrastrutture del Comune di Napoli diretta alla commissione mobilità e infrastrutture dello stesso Comune. Si certifica che “i lavori sono stati momentaneamente sospesi e che saranno ripresi una volta realizzato il Pua di iniziativa privata”. A settembre dello stesso anno, cominciano anche gli scambi epistolari tra la III municipalità presieduta da Giuliana Di Sarno e l’ assessorato al ramo di palazzo San Giacomo. Dopo una riunione la municipalità certifica che in realtà ad impedire i lavori è una difformità del Pua rispetto alla progettazione edilizia.
Si fa riferimento al piano presentato dalla Ponti Rossi srl che vorrebbe trasformare l’ ex fabbrica di ceramiche Visconti, ormai in disuso e stato di abbandono, in area a destinazione residenziale e commerciale. Ma nel portare avanti il progetto, l’ impresa avrebbe occupato maggiori volumetrie rispetto a quelle previste, non essendo l’ unica proprietaria dell’area occupata. Sullo spazio interessato coesistono infatti, anche i diritti di proprietà spettanti all’ IACP e al Centro Minerva. Il 9 gennaio 2014 la municipalità richiede di convocare una nuova conferenza dei servizi, per la verifica delle opere stradali necessarie almeno alla messa in sicurezza di via ponti rossi. La riunione non ha mai avuto luogo, mentre la Ponti Rossi srl mette già in vendita gli alloggi in costruzione, qualificando alcuni di essi come “residenze di lusso a pochi passi dal parco di Capodimonte”. Sul cantiere, è affisso il cartello dove figura come impresa esecutrice la Italrecuperi, una delle aziende coinvolte nell’inchiesta su Bagnoli.