Al di là dei lavori e dei personaggi premiati emerge il rapporto istaurato dalla rassegna con la città partenopea in qualità di stabile attrattore culturale
Conclusasi la dodicesima edizione del Napoli Film Festival si inizia a riprende fiato da una agenda come non mai densa di incontri e proiezioni e si iniziano a tirare le somme di un edizione coinvolgente e convincente. Partiamo dall’ultima serata: la chiusura del festival è toccata a un nome illustre, il premio oscar Ennio Morricone che in un lungo incontro con il pubblico ha portato avanti il discorso sulla necessaria dialettica tra cinema e musica, un binomio inscindibile raccontato attraverso la propria carriera ed aneddoti sulle collaborazioni con Bertolucci, Tornatore e Leone, il cui capolavoro “Per un pugno di dollari” ha fatto da introduzione alla serata. Un nome prestigioso per la chiusura della manifestazione che aveva già visto avvicendarsi diversi importanti personaggi del cinema italiano, come Isabella Ferrari, Riccardo Scamarcio e Pupi Avati, ed internazionale, con il regista premio oscar Jonathan Demme. Non solo incontri e nomi altisonanti però all’interno del Napoli Film Festival: le proiezioni, la retrospettiva su Kieslowski e i concorsi sono stati elementi fondamentali e sempre presenti tra le sale cinematografiche e la cornice di Castel Sant’Elmo. Tra i concorsi il premio più importante, il Vesuvio Award nell’ambito del concorso Europa Mediterraneo, è andato al croato Dejak Sorak per il film “U zemlji cudesa – in the land of wonders”. “Il film affronta tematiche complesse come le conseguenze di una guerra nella vita quotidiana” spiega la giuria nella motivazione; è la storia di una bambina che gira per le zone vicine ad un campo di addestramento NATO con suo zio alla ricerca di ordigni e schegge di granate da rivendere al mercato, tra povertà ed uranio impoverito la storia di Alice si ritrova, in antitesi a quella della più famosa omonima ideata da Lewis Carroll, al confine tra l’infanzia ed un viaggio prematuro nel “mondo delle false meraviglie”. Premiati nell’ambito di Nuovo Cinema Italia col Vesuvio Award anche “Stare fuori”, di Fabiomassimo Lozzi, “in virtù dell’accuratezza formale e dell’originalità contenutistica, della minuzia nella costruzione scenica” e – prosegue la giuria – per la” trattazione di una tematica dolorosa quanto attuale, come l’amore nelle sue manifestazioni esasperate, patologiche ed ossessive”, e l’attrice protagonista del film Guia Jelo. Nell’ambito di Schermo Napoli Corti il premio per la miglior regia è andato ad Antonello Novellino e Antonio Quintanilla per “Intercambio”, a Sidney Sibilia per “Oggi gira così” il premio miglior produzione professionale ed a Giovanni Prisco con La sagra della primavera il Vesuvio Award per il miglior cortometraggio autoprodotto. Premio alla miglior sceneggiatura infine a Giuseppe Pizzo “Per aver raccontato con ritmo cadenzato ed originale una storia di formazione e di presa di coscienza” con il suo “La vita accanto”, un film che racconta, attraverso gli occhi di un bambino, un profilo di quotidianità della camorra. Concludiamo la rassegna dei premi con una menzione a Maurizio Petti che con “Festa” si aggiudica il particolare concorso Schermo Napoli Quick, quarantott’ore di tempo per ideare, girare e montare un corto su un’opera in esposizione al museo del ‘900 in relazione a una frase del cinema classico napoletano; si è aggiudicato il premio per il miglior cortometraggio in competizione “per aver trovato una metaforica relazione tra la citazione di Totò nel film Totòtruffa e l’opera d’arte di Luciano Caruso “Festa”, sviluppando con coerenza e compiutezza una piccola storia che riflette la situazione politico-sociale contemporanea”.
Fabio Felsani