In Italia il 12 percento dei lavoratori è a “rischio povertà“: lo dice l’Istat nel suo ultimo, drammatico rapporto che introduce alcuni termini che purtroppo stanno diventando familiari e che raccontano storie che non possono passare sottotraccia. Come quello dei Riders e degli altri lavoratori della “gig economy” (“economia dei lavoretti”): facchini, fattorini, badanti a chiamata e tanti altri che, per conseguire uno stipendio dignitoso sotto la promessa di un lavoro autonomo e indipendente sacrificano in realtà gran parte delle ore della loro giornata senza alcun tipo di tutela.
Magistrale, in tal senso, l’esempio splendido portato da Ken Loach in questi giorni nelle sale con “Sorry we missed you” che può essere interpretato come il manifesto di una nuova generazione di lavoratori sfruttati, sottopagati, un proletariato che combatte un nemico invisibile, che troppo spesso è messo all’angolo da un sistema che non prevede per loro alcuna garanzia.
Ed è per questo che, rivelandosi attenta ai diritti delle fasce sociali a maggior rischio esclusione, l’Amministrazione cittadina napoletana ha presentato questa mattina, alla presenza del Sindaco Luigi de Magistris, degli Assessori Monica Buonanno (Politiche Sociali e Lavoro) e Alessandra Clemente (Giovani) e i segretari napoletani della CGIL Walter Schiavella, della CISL Giampiero Tripaldi e della UIL Giovanni Sgambati, la “Carta dei diritti fondamentali dei ridersi e dei lavoratori della Gig Economy”.
“Il Comune di Napoli – spiega l’Assessore al Lavoro Monica Buonanno – si pone, nel solco del dettato costituzionale, come Ente Locale che svolge a pieno il suo ruolo nel favorire il dialogo. Si tratta – continua– di un momento importante per un dibattito che rischia da troppo tempo di passare sotto traccia, e Napoli in questo senso ancora una volta è in prima fila per la tutela dei diritti delle persone, non chiudendo gli occhi davanti ai working poors”.
Il documento è il risultato di un percorso che si è sviluppato lungo diversi mesi di lavoro, incontri e riflessioni in piena sintonia con le OO.SS e con le rivendicazioni dei Riders, e rappresenta un formale riconoscimento della necessità, rivendicata dall’Amministrazione, di stimolare una discussione pubblica sulla cultura del lavoro e promuovere la crescita dell’economia digitale, senza arretrare sui diritti e sulle tutele dei lavoratori ma favorendo anche il consumo responsabile.
“Il principio su cui si fonda la Carta – riassume la Buonanno – è quello di stabilire degli standard minimi di tutela al di là della qualificazione del rapporto giuridico, come l’obbligo di assicurazione nei confronti dei lavoratori e dei terzi, il diritto ad un compenso equo e dignitoso, una maggiorazione nei casi di impiego nei giorni festivi o notturni, la sospensione del rating e del servizio in caso di condizioni metereologiche sfavorevoli tali da mettere a repentaglio la sicurezza e la salute dei lavoratori, gli obblighi di informazione, il diritto di disconnessione. Garantire in sintesi i minimi diritti sindacali, quelli per cui i nostri nonni e i nostri genitori hanno lottato, per non trattare i riders e gli altri lavoratori della gig economy come lavoratori di serie B“.
L’obiettivo condiviso, dunque, è quello di puntare al riconoscimento formale dei diritti dei lavoratori della Gig Economy (“economia dei lavoretti”) di cui fanno parte i riders e tutti coloro che, su piattaforme digitali, si candidano per lavori “a chiamata”.