A Napoli, nel centro storico, fa notizia la chiusura di un vecchio negozio di dischi. Parliamo di Tattoo Records, con una storia quarantennale alle spalle. E’ la scure della globalizzazione che si abbatte sui ricordi di intere generazioni? O forse la risposta inadeguata a una stagione della città da tanto tempo sognata? Un po’ entrambe le cose.
Il centro storico di Napoli
Il centro storico di Napoli è quella porzione di città che si estende da Port’Alba al Duomo. Nei tre decumani che si incrociano trovano posto innumerevoli chiese, palazzi antichi ma anche monumenti unici al mondo come catacombe e la famosissima Napoli sotterranea. Si cammina per quelle stradine con il fiato corto perché non c’è tempo di riprendersi da una meraviglia che se ne incontra un’altra.
E’ la zona universitaria per eccellenza. Ospita la maggior parte delle delle facoltà dell’Università Federico II e l’Università Orientale. I “quartini” della zona sono i più ambiti dagli studenti fuori sede.
Tatto Records
E’ in questa suggestiva cornice che 42 anni ha aperto, a piazzetta Nilo, Tatto Records, un’attività che definire negozio di dischi è riduttivo. E’ stato un crocevia per musicisti napoletani e giovani appassionati di musica a pochi passi da locali e studi di registrazione. Un tempo così lungo, negli anni Duemila equivale a un’era geologica e i profondi cambiamenti vissuti anche dal mercato musicale ha relegato i vinili a quella che si definisce una “nicchia”. Riuscire a stare al passo coi tempi è il segreto del successo di ogni attività ma certe cose non si possono cambiare perché perderebbero il loro sapore.
Tatto Records resterà aperto fino al 15 ottobre dopodiché Enzo Pone e i suoi continueranno l’attività di compravendita di dischi nell’altro loro ufficio in Corso Amedeo di Savoia.
Napoli ombelico del mondo
Dare tutta la “colpa” di questa chiusura, e di quanto sta accadendo all’intero centro storico, alla globalizzazione non è esaustivo. Dopo i cinema che diventano supermercati, le librerie storiche che cedono il passo ai grandi marchi, oggi è la volta dello street food. Il trend turistico in continua ascesa ha ulteriormente trasformato il volto della città. Senza dubbio le migliaia di presenze che la città può contare a ogni festività sono una medaglia che la precedente amministrazione può appuntarsi al petto poiché è riuscita come mai prima a cambiare la percezione della città. Come ogni medaglia, però, c’è l’altra faccia fatta di intere strade trasformate in mangiatoie. Per non parlare di tanti appartamenti che, convertiti in strutture ricettive, hanno ridotto all’osso il mercato degli affitti con conseguenti disagi alla popolazione napoletana.
La pandemia sembrava averci insegnato un nuovo modo di vivere il turismo ma la pandemia l’abbiamo dimenticata. Ci sono cose invece che forse no sono state mai neanche considerate. Una città meta turistica internazionale che voglia dirsi tale non può offrire solo bellezza (nell’arte come nel cibo), ma anche servizi. Una rete metropolitana con corse più frequenti è solo un piccolo indizio.