Perché è così difficile criticare (nel senso greco del termine, cioè giudicare, analizzare, quindi arrivare anche a conclusioni non biasimevoli ma positive) senza farsi prima prendere dal senso di appartenenza, chiudendosi a riccio senza voler ascoltare altre ragioni e soprattutto senza fermarsi un attimo e dedicare per pochi secondi un minimo di attenzione alle cose appena lette o pronunciate dal nostro interlocutore? Perché se parla un nostro “avversario precostituito” (un politico, com’è la Bindi ad esempio, se sono contro questo tipo di politica, o l’atleta con la maglia del colore diverso dalla mia, se io sono dalla parte del campo diversa dalla sua) non si ascolta attentamente e pensare che forse, anche se avversario, potrebbe aver detto o fatto una cosa vera?
Negli ultimi giorni, finite le polemiche per il viaggio di Renzi negli States per assistere alla finale degli Open tutta italiana Pennetta – Vinci, la polemica preferita è stata quella riguardante la frase di Rosy Bindi del Pd, presidente della commissione parlamentare antimafia: “La camorra è un dato costitutivo di Napoli”. Ecco, proviamo per un attimo a riflettere sulla frase. La camorra, organizzazione criminale italiana che ha trovato origine e pieno sviluppo in una città dell’Italia, appunto Napoli, per poi diffondersi in tutto il paese (perché coercitiva e piacente a molti altri italiani), è un dato costitutivo di Napoli perché ci sono tantissime famiglie che nella camorra vivono, sfruttando le persone oneste, Attenzione, è un dato costitutivo, ciò significa che ci sono vari dati che costituiscono la città di Napoli, molti dei quali positivi, belli e onesti. In breve, può piacere o no, Bindi la detto una cosa vera.
Certo, si potrebbe dire che questo dato costituisce non solo Napoli e che la colpa di ciò è imputabile anche ad alcuni politici, ossia a quelle persone che fanno parte della stessa categoria della signora Bindi. Ma ciò, purtroppo, cambia qualcosa? Non resta vero che la camorra è un dato costitutivo di Napoli? Dicendo che questo male c’è anche altrove non risolve il problema della città. Se poi ciò fa sentire meglio alcuni napoletani, se questi si sentono più sollevati che i camorristi ci sono anche altrove, beati loro che si accontentano di poco. Sarebbero ancora più contenti se dopo un lavoro quotidiano, passo dopo passo, potrebbero dire che quel brutto dato non costituisce più Napoli, perché se ne sono liberati, rompendo con la vecchia politica. Rompendo con il voto al solito politico colluso e disonesto. E rompendo anche i con i modi camorristici.
Leggere le parole della Bindi e criticarla perché così dicendo è come se avesse insinuato che la camorra è nel dna dei napoletani, significa stare a parlare di letteratura romanzata, fantasia, storie inventate, perché la questione del dna è stata tirata in ballo da chi voleva difendersi dall’ “accusa” senza aver, appunto, cercato di capire bene cosa ha detto Rosy Bindi e soprattutto perché. Sì, il perché: la commissione dispone audizioni, richiede documenti, lavora con la magistratura e le forze dell’ordine. Se ha fatto un’affermazione così triste, forte e purtroppo vera, non sarà una cosa campata in aria, ma un motivo ci sarà.