Armenia e Azerbaigian hanno ripreso a farsi la guerra per il Nagorno Karabakh. A quattro anni dall’ultimo cessate il fuoco, si è tornato a sparare e in due due giorni già si contano vittime sia tra i militari che tra i civili. Due Paesi da decenni in lotta tra loro e alle spalle due potenze che vogliono ripulirsi la faccia ma senza rinunciare ai loro interessi.
Da terra di nessuno a Repubblica indipendente
Culla dell’antica cultura Kura-Araxes ha accolto il Cristianesimo nel Trecento. La travagliata storia politica di questo piccolo fazzoletto di terra, senza nessuno sbocco sul mare, è tutta nel suo nome che unisce la parola russa Nagorno (che significa montagna) a quella di origine turca Karabakh (giardino nero) mentre gli Armeni, che rappresentano la maggioranza della popolazione, preferiscono chiamarla Artsakh. Dopo un iniziale periodo di dominazioni da parte di armeni e albanesi, subisce numerose invasioni (e saccheggi) da Arabi, Tartari, Mongoli e tribù turche. L’epoca moderna non è servita a darle grande stabilità: nel 1813 è annessa all’Impero russo, dopo la rivoluzione entra a far parte della Federazione Transcaucasica che però dura poco, lasciando il passo a Georgia, Armenia e Azerbaigian.
Situata a cavallo tra queste ultime, viene rivendicata da entrambe e la diatriba è arbitrariamente risolta da Stalin che l’assegna all’Azerbaigian. Nel 1923 diviene un’Oblast dell’URSS. La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha risvegliato le mire separatiste degli Armeni. Nel 1991 una sanguinosa guerra culmina con la proclamazione della Repubblica dell’Artsakh, stato non riconosciuto a livello internazionale. Nel 1994, nuovi episodi bellici sono risolti grazie all’intercessione di Russia, Usa e Francia, che riescono a ottenere il cessate il fuoco ma senza risolvere la questione. Tanto è vero che nel 2016 scatta una nuova offensiva.
Nagorno Karabakh: chi c’è dietro Armenia e Azerbaigian
La contrapposizione tra Armeni, cristiani, e Azeri, musulmani di origine turca è osservata molto attentamente da Russia e Turchia. La prima è fortemente legata all’Armenia, guida l’alleanza militare dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Csto) dei Paesi ex sovietici, di cui l’Armenia fa parte. La Turchia, dal canto suo, sostiene l’Azerbaigian, Paese con sbocco sul mare, ricco di petrolio al quale è legato anche da un punto di vista culturale. Tra Armeni e Turchia, poi, non corre proprio buon sangue. il ricordo del genocidio degli armeni perpetrato dalla Turchia agli inizi del Novecento è ancora vivo. Genocidio, tra l’altro, riconosciuto dalla comunità internazionale.
Come si muoveranno sullo scacchiere europeo
A questi si aggiunge l’Azerbaigian che, dal canto suo, sta cercando di inserirsi nel contesto occidentale attraverso lo sport e l’economia. Ha sponsorizzato i campionati europei di calcio (che poi sono stati rimandati per la pandemia), dal 2016 ospita una tappa della Formula 1, si è offerta come fornitore di energia in alternativa alla Russia. Bisognerà vedere, ora, come si muoverà la comunità internazionale: se si prodigherà per un nuovo cessate il fuoco o punterà a un accordo duraturo per evitare, cento anni dopo, un nuovo sterminio.