Il 19 e 20 gennaio, presso il Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, andrà in scena ‘Na manciata ‘e fave, per la regia di Enzo D’Aniello. L’atto unico, interpretato da Marina Billwiller e Marilia Marciello, è stato scritto dallo stesso D’Aniello insieme ad Annalisa Castellitti e affronta con delicatezza il tema della camorra.
Sul palco si muovono Rosa, la figlia di un boss, e il suo alter ego che le ripropone, con puntuale drammaticità, tutti i suoi fantasmi. Rosa fa parte di quella schiera di persone che si sono trovate loro malgrado nel mondo della malavita e di cui vivono tutta la pesantezza. A un certo punto della sua vita sente di voler dare una svolta e fare un atto di coraggio.
Abbiamo incontrato uno degli autori dello spettacolo, Enzo D’ Aniello, e scambiato con lui quattro chiacchiere.
Enzo, il suo spettacolo affronta il tema delicato e spinoso della camorra.
Sì, con questo testo parliamo di camorra, anche se da un punto di vista diverso. Vedi, io credo che chi sceglie di fare il cattivo lo faccia solo perché è la strada più semplice. Oggi, ancor di più, chi sceglie l’onestà è visto come un inetto. Rosa, con la sua scelta di ribellione a questo clichè, vuole riappropriarsi di uno dei tanti valori distorti dalla camorra che è il coraggio. Ci vuole più coraggio a essere i buoni che i camorristi.
Chi è Rosa per lei?
Beh, Rosa mi ricorda una ragazza conosciuta tanti anni fa. Mio padre aveva una salumeria e io da ragazzo lo aiutando portando le spese a domicilio. Una di queste volte mi sono imbattuto in una ragazza che sapevo essere la figlia di un boss della zona. Lei mi guardò e disse; “Credi che la mia sia una bella vita?” E da lì passò a raccontarmi il suo dolore e la sua disperazione. Un dolore e una disperazione che ho voluto portare in scena.
Come vede, oggi, la città di Napoli rispetto alla camorra?
A Napoli vedo una gran confusione. Prima c’erano delle famiglie con i rispettivi capi che si spartivano il territorio e lo comandavano. Oggi questa geografia è saltata, vi è un frazionamento tale che ognuno può assurgere in qualsiasi momento a capo, assegnarsi un territorio, sia anche il pianerottolo del suo palazzo, e comandarlo.
Quale tratto caratteristico, invece, secondo lei, connota la società di oggi?
La cattiveria. Quello di oggi è un mondo incattivito. Sui social network, per ogni affermazione che leggi, trovi una valanga di risposte cariche di odio. Io attribuisco una grande responsabilità ai social di questo clima di odio. Molti pensano che fiction come Gomorra siano di cattivo esempio, per me lo sono molto di più quelle persone che con qualche video pubblicato sui social diventa una celebrità e guadagna cifre esorbitanti. In realtà sono persone prive di competenze, di talenti. Lontanissimi dai personaggi, pieni di talento, che hanno segnato la nostra generazione, parlo di Totò, Massimo Troisi… Sì, secondo me, la vera piaga del mondo di oggi sono i social.