Doveva essere il governo delle riforme ed invece, quello di Renzi, sta sempre più doventanto il governo della negazione dei diritti dei cittadini. Dopo la scuola, il job act, l’art. 18 provvedimenti eclatanti e che tanto dibattito – seppur sterile – hanno suscitato non bisogna dimenticare una serie di piccoli provvedimento integrati nella legge di Stabilità che se resi legge effettiva porteranno mutamenti tali da decurtare di fatto i diritti più elementari dei cittadini italiani.
D’ora in avanti, se la Legge di Stabilità dovesse essere confermata dall’ultimo passaggio alla Camera, sarà un lusso ricorrere verso una multa ingiusta o illegittima o per farsi riconoscere un credito inferiore a 1.033,00 euro.
Dopo l’introduzione del contributo unificato nelle controversie inferiori a 1.100,00 euro da parte dell’ultimo governo Berlusconi – che nel corso soli 4 anni da essere esente è lievitato dai 30 euro ai 43 euro attuali con ulteriore ritocco fissato a ben 47 euro a partire dal prossimo 1 gennaio – i governi succedutisi pur aumentandolo gradualmente avevano avuto il “pudore” di lasciare esenti le spese di notifica per questi processi di valore modesto per non aggravare la cittadinanza anche di questi costi che altrimenti avrebbero nei fatti dissuaso il ricorso alla giustizia non solo per le controversie di poco conto, ma soprattutto contro le multe ingiuste elevate dagli enti locali e dalle forze di polizia stradale.
Dal primo gennaio, invece, il Governo Renzi ha ben pensato di affliggere ulteriormente i cittadini obbligando al pagamento anche le notifiche con gli ufficiali giudiziari nelle cause e nelle attività conciliative in sede non contenziosa davanti al giudice di pace, di valore inferiore a 1.033 euro (contro gli attuali 46 euro di contributo unificato): si tratta di spese di spedizione e indennità di trasferta che comunque avranno un carattere dissuasivo per qualsiasi cittadino che vorrà, per esempio, ricorrere avverso una multa ingiusta anche se d’importo inferiore ai 100 euro e così preferirà pagarla piuttosto che spendere altre decine e decine di euro per poter accedere alla Giustizia e vedersela annullare.
La norma è inserita nella manovra di fine anno, approvata sabato (con la fiducia) dal Senato, dopo già la prima approvazione della Camera. Ora il testo di legge (che ha subìto delle modifiche a palazzo Madama) dovrà fare un secondo (e formale) passaggio nell’aula dei deputati per diventare definitivamente legge.
Un nuovo balzello a dir poco ingiusto e che è attuato sulla falsariga del concetto antidemocratico e contro-Giustizia che più si aumentano i costi delle cause e meno cittadini ne faranno.