La tecnologia è quel qualcosa che ci dovrebbe facilitare la vita e ci dovrebbe permettere, come cittadini, di avere meno disparità e più uniformità ed alle amministrazioni di svolgere le proprie attività, anche quelle sanzionatorie verso chi trasgredisce alle regole, i maniera più celere e meno dispendiosa di energie e di soldi pubblici.
E’ arcinoto che da più parti si sostiene, e si è anche dimostrato, che gli apparecchi di rilevazione elettronica della velocità (Autovelox) non sono sempre affidabili e il loro uso non sempre limpido.
P.A., Prefetti, Giudici di Pace sono stati compulsati costantemente, anche in sede di contenzioso, affinché verifichino puntualmente ogni passaggio dell’iter procedimentale per la contestazione delle infrazioni a mezzo dei rilevatori automatici o comunque affidate a dispositivi elettronici di controllo.
A supportare i tanti dubbi è intervenuta anche la Corte Cassazione che ha appena sollevato la questione di legittimità costituzionale circa la necessità di taratura periodica di quegli strumenti che non possono essere ritenuti onniscenti.
Il caso specifico,questa volta, riguarda il Comando di Polizia Municipale di Torchiarolo che ha preso un vero abbaglio sanzionando per eccesso di velocità una berlina scambiandola per un autocarro. Non solo, l’errore è stato reiterato e marchiano, infatti si è anche raddoppiata la sanzione ivi prevista applicando erroneamente anche l’art. 142 comma 11 del Codice della Strada (che prevede appunto il raddoppio automatico della multa quando a superare il limite di velocità è un veicolo ricompreso tra particolari categorie e chiedendo l’importo niente affatto secondario di € 353.10 a fronte dell’importo previsto di € 168,00).
Un verbale, quello in questione, viziato da gravi errori che lo inficiano “de lege” e “de facto” che lo rendono invalido e perciò nullo.
Tutto risolto allora per il malcapiato automobilista? Niente affatto,il problema è che a pagare sempre per i non rari refusi della P.A. è il cittadino – automobilista il quale, stanti le conseguenze di un’infrazione a lui non imputabile, è stato costretto ad inoltrare un ricorso amministrativo confidando nell’inevitabile ravvedimento dell’organo amministrativo superiore, in questo caso il Prefetto di Brindisi.
Viene da chiedersi in maniera naturale, e verrebbe da girare la domanda a questo governo che parla di riforma della P.A. e di ottimizzazione dei servizi, quanto è costata questa svista al contribuente-cittadino-automobilista? Quanto costerà alla P.A. che ha sbagliato? Quanti casi del genere si verificano normalmente senza che nessuno lo sappia? Non sono questi veri sprechi?