Dopo il debutto nella scorsa edizione del Napoli Teatro Festival, Francesco Di Leva torna a vestire i panni del celebre pugile statunitense Cassius Marcellus Clay Jr. nello spettacolo Muhammad Ali, ideato con Pino Carbone, che ne cura la regia, in scena al Teatro Nuovo di Napoli.
Presentato da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, l’allestimento, con la drammaturgia di Linda Dalisi, nasce dalla passione per il pugile statunitense da parte dell’attore partenopeo, cui, spesso, si è ispirato per l’interpretazione dei suoi personaggi teatrali.
“Ho lottato contro un coccodrillo, ho lottato con una balena, ho ammanettato i lampi, sbattuto in galera i tuoni. L’altra settimana ho ammazzato una roccia, ferito una pietra, spedito all’ospedale un mattone. Io mando in tilt la medicina”.
Parole di Muhammad Ali, il più grande boxeur della storia. Un uomo che si fece cambiare il nome, “perché Cassius Clay è un nome da schiavo”, e, come Ali, conquistò il mondo, vincendo sul ring tutto quello che c’era da vincere.
Un ragazzo dalla pelle nera che si rifiutò di andare a combattere in Vietnam, e che per questo finì in prigione. Un attivista che, nel suo un inglese strano, imperfetto, magnifico, difese fino all’ultimo giorno della sua vita i diritti dei black.
Lo spettacolo prova a portare in scena le sue parole, mai dette a caso, veloci, pesanti, leggere, fondamentali, così come si “analizza” ogni aspetto della sua vita: il privato, il pubblico, la sicurezza, il carisma.
“Abbiamo immaginato – chiariscono Francesco Di leva e Pino Carbone – di scomporre il suo corpo, pezzo per pezzo, con la stessa attenzione che richiede l’osservazione dell’avversario prima di un incontro. Con lo stesso interesse che merita il vincitore dopo un incontro, accostando a ogni pezzo del suo corpo un aspetto della sua personalità, a ogni pezzo del suo corpo una sfida”.
Frammenti dell’autobiografia, cronache di giornale, discorsi pubblici, poesie, vanno a comporre il puzzle di un uomo che, sulle orme di Malcolm X, fino all’ultimo momento, anche quando ormai soffriva di Parkinson, ha saputo usare la sua popolarità per dire ‘basta’ al razzismo.
Chi non conosce la sua storia, le sue origini, resterà sopraffatto dalla potenza fisica, ma soprattutto umana, di questa figura “mitologica”.
Allenamento, costanza e forza di volontà, queste le costanti della vita del pugile che – secondo Di Leva e Carbone – dovrebbero essere fonte d’ispirazione per tutti.