Nunzio Di Sarno
“Mu” di Nunzio Di Sarno edito da Oèdipus, è una raccolta di poesie che accompagna il lettore in un viaggio intimo, alla scoperta e alla ricerca di se stessi. La raccolta è un viaggio nell’anima dell’autore attraverso tutte le esperienze che accompagnano il quotidiano, un percorso quindi non solo spirituale ma anche psicologico e filosofico.
Nunzio Di Sarno è uno scrittore emergente che ha pubblicato numerosi articoli e poesie su diverse riviste on line. “Mu” è la sua prima raccolta di Poesie. Laureato in Lingue e letterature straniere, ha conseguito da poco la laurea in psicologia clinica e della riabilitazione con una tesi su Yoga, Tai Chi e mindfulness come terapie complementari nella malattia di Parkinson. Fin da giovanissimo si è interessato alle filosofie realizzative cercando di sperimentarle in forme diverse ogni volta che ha potuto. Ad una costante ricerca interiore, l’autore affianca quella ritmica attraverso la musica, una passione che lo accompagna da diverso tempo.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con Nunzio Di Sarno a cui abbiamo chiesto qualcosa in più sulla sua raccolta di Poesie e sulle sue passioni.
“Mu” raccolta di Poesie di Nunzio Di Sarno
Partiamo dal titolo della sua raccolta. Cos’è “Mu?”, che significato ha questa parola?
Mu è uno dei Koan più conosciuti della scuola Rinzai di zen giapponese. È un concetto che contiene gli opposti, un sì e no condensati, ma allo stesso tempo è la spinta a trascenderli. Spinta che scaturisce dalla meditazione sulla domanda “Un cane ha la natura di Buddha?” e la risposta “Mu”.
La meditazione sul koan apre al discepolo la nuova via, una frattura che lo porta al satori. Il richiamo nel titolo e la citazione in apertura mostrano un sentiero e una dinamica che mi sono cari e che perseguo da tempo per quello che è nelle mie possibilità: immergersi nella dualità di corpo, parola e mente, sperimentando allo stesso tempo la trascendenza che non è allontanarsi ma scendere sempre più a fondo, per vivere ciò che di norma non è visto né sentito, se non raramente e dopo tempo nelle sue conseguenze.
Ciò è possibile stando dentro e fuori.
Quando ha capito che era giunto il momento di pubblicare le sue poesie?
Nonostante mi sia adoperato in maniera sistematica solo negli ultimi anni per poter pubblicare, mi vengono in mente almeno tre momenti passati in cui ci ho pensato.
Il primo mentre lavoravo ad una sorta di libro-scatola di versi e immagini con una mia amica pittrice, progetto naufragato per divergenza di idee e di intenti.
Il secondo, una decina d’anni fa, quando inviai la mia prima raccolta ad un amico correttore di bozze per un feedback e rispose positivamente, ma preso dalle prime esperienze col vajrayana decisi di aspettare e di utilizzare quella raccolta come una parte di un libro più corposo che ancora deve vedere la luce. Il terzo quattro anni fa al ritorno da un concerto degli Zu, quando pensai di creare un libricino insieme ad una mia amica grafica, con alcune poesie contenute poi in “Mu”, altro progetto non realizzato. Dopodiché ho messo a punto per bene il progetto per la raccolta e l’ho inviato a molte case editrici. Dopo diverse proposte ho scelto Oèdipus editore e, ironia della sorte, dopo due settimane mi è arrivata una proposta da un editore più grande.
C’è un tema, un fil rouge che accomuna tutta la sua raccolta?
Potrebbe essere la ricerca interiore, che dal mio punto di vista è al tempo stesso psicologica, spirituale, filosofica e politica, e dire politica poi comprende tutti gli aspetti dell’esistenza comunitaria e sociale. Tutte le esperienze in cui spesso mi sono letteralmente fiondato a rotta di collo hanno questa tensione comune.
Tra le sue poesie mi ha colpita quella che si intitola Memorandum. Vuole raccontare ai nostri lettori cos’è che l’ha ispirata? C’è stato un evento, un ricordo che le ha fatto scattare la scintilla?
Memorandum ha caratteristiche di stile e contenuto molto diverse dalle altre poesie della raccolta. È simile ad un’altra poesia “Cosa resta”, non pubblicata nella raccolta, ma che si può leggere on line. Sono poesie nate come comunicati in versi in un tempo in cui, pur vivisezionando qualsiasi parola, la capacità di ascolto si è ridotta tantissimo. La bulimia informativa poi non fa altro che allentare la memoria, col paradosso che di tutto questo parlare e scrivere non rimane traccia.
Modificando ed attualizzando una frase di Kerouac potrei dire “La gente è assuefatta ai giornali, ai meme e ai post, usa i versi”. È così che sono nate questo tipo di poesie. Memorandum fu scritta e pubblicata su riviste on line nei giorni del referendum costituzionale del 2016.
Lei ci ha detto che ha iniziato a scrivere da ragazzo. Qual è stata l’evoluzione più evidente che ha notato nella sua scrittura?
Più che evoluzione parlerei di trasformazioni, perché conservano una dinamica ondulatoria, a volte pure circolare, con false partenze, stasi, assestamenti, ritorni, residui.
La risposta più semplice che mi viene è che la scrittura è speculare alla mia vita. Il respiro interno e le immagini dei versi risentono dell’omeostasi più o meno funzionale dei miei sistemi. Meno blocchi e una maggiore consapevolezza nella vita si ritroveranno naturalmente nei versi.
Tra le sue passioni c’è anche la musica. Che ruolo ha quest’ultima nella sua fase creativa?
È fondamentale. Ho cominciato a suonare la batteria al liceo, poi a strimpellare la chitarra e cantare, imparando quello che so dagli amici musicisti. Se leggi e rileggi ad alta voce le poesie, piano piano entri nel ritmo di ognuna, alcuni regolari altri meno, ma poi si delinea una struttura chiara. Tutto questo mi arriva intuitivamente dalla musica. Vorrei anche musicare dei versi, ma per ora è un progetto sospeso, oltre a lavorare su canzoni scritte negli anni. Molto grezze e punk nella genesi.
Che progetti ha per il futuro?
Vorrei chiudere diverse raccolte ancora incomplete ed un lavoro su versi e immagini che sto portando avanti su alcuni siti da giugno, in modo intermittente. Spero che mi arrivi una buona proposta per la prossima raccolta, per cui ho avuto finora risposte positive sempre però da piccole case editrici, più o meno simili a quella di “Mu”, che nonostante la serietà hanno troppo spesso una distribuzione ed una promozione pessime.
Poi progetti scientifici in progress, legati alla laurea in psicologia clinica che ho conseguito da poco. Sperando che il mammut burocratico della nostra bella penisola non mi rallenti troppo.