E’ trascorsa poco più di una settimana da quando è stato sancito l’obbligo delle mascherine dalle 18 alle 6 e le multe, soprattutto nel weekend, non si sono fatte attendere. Un po’ in tutte le città, da Nord a Sud, le strade si sono riempite di persone sprovviste di sistemi di protezione e tutt’altro che distanziate tra loro. In alcuni casi, come a Roma, nelle zone di Ponte Milvio e Trastevere, i controlli della polizia locale si sono conclusi addirittura con episodi di aggressione ai danni degli agenti. Dietro la trasgressione di questa semplice regola si cela una presunta lotta per i diritti negati, per la limitazione della libertà individuale che ha finito per un movimento: “Mai con la mascherina”.
Movimento “Mai con la mascherina”: com’è nato
Suo malgrado, la mascherina è il simbolo di questa pandemia. Tra mille pareri contrastanti provenienti anche dal mondo scientifico, la mascherina sembra l’unica certezza. Il mezzo che, insieme al distanziamento personale, può contrastare efficacemente la diffusione del virus. Eppure, attraverso la rete, ha iniziato a circolare un sempre più forte sentimento di opposizione verso l’uso del dispositivo di protezione. Si è partiti dal teorizzare la sua inutilità fino a paragonare l’obbligo di indossarla a una limitazione della libertà personale. In ultimo sembra essere diventata addirittura un ostacolo all’economia già così duramente provata. Cosa manca a questa ricetta? Ah sì, la tesi del complotto.
Le proteste in Germania e Spagna
I primi giorni di agosto, a Berlino, circa 20.000 persone sono scese in strada per protestare contro la tirannia delle mascherine. Gli organizzatori delle manifestazioni contro la mascherina in Germania vanno ricercati in quegli ambienti di destra, sovranisti e complottisti che si vantano, attraverso i social network, di fare disinformazione. Il grido “Libertà” si è sentito, a metà agosto, anche nella plaza Colon di Madrid dove migliaia di spagnoli si sono radunati per protestare contro l’obbligo di indossare la mascherina. A guidare la rivolta qui c’è il cantante Miguel Bosè che attraverso i canali social sta portando avanti questa battaglia con l’hastag #YoSoyLaResistencia. Il famoso cantante, lo scorso marzo, ha perso la sua mamma, l’attrice Lucia Bosè, per il Coronavirus e la sua posizione è risultata alquanto anomala. In un video pubblicato su Instagram Miguel ha così chiarito la sua posizione. “Il virus esiste e il virus ha ucciso, ha ucciso molte persone il cui sistema immunitario era già debilitato da altro. Ma quello che succede è che in questo momento la sua forza sta diminuendo” ha spiegato il cantante. “Chi penso debba indossare la maschera? Lascia che i malati, i sanitari, le forze dell’ordine e gli anziani la indossino per prevenire, in modo che non si ammalino e muoiano… La popolazione sana dovrebbe essere in strada a lavorare, produrre, guadagnare i soldi per poter sopravvivere, pagare le tasse e condurre una vita normale“.
L’uso delle mascherine in Italia
Anche il nostro Paese ha il suo fronte di protesta più o meno dichiarato: dai gilet arancioni che hanno apertamente negato i pericoli del virus e sostenuto l’incompetenza del governo Conte ai politici di un certo schieramento che hanno partecipato ad assembramenti, deliberatamente abdicato all’uso della mascherina in nome di una discutibile etichetta e della libertà. L’indicazione più saggia al Movimento “Mai con la mascherina” l’ha data lo scorso 31 luglio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Libertà non è fare ammalare gli altri”.
Immagine di copertina Foto di Fabrizio_65 da Pixabay